Penso
che il Consiglio Comunale del 13/12 sia stato – senz'ombra di
dubbio – fra i più brutti al quale ho preso parte, da quando vivo
l'onere e l'onore della carica consiliare.
Questo
post sarebbe dovuto essere diverso, avrei voluto raccontare la
discussione della Mozione “Presepe” e commentare il voto negativo
della maggioranza consiliare.
Mi
vedo costretto a posticipare la pubblicazione di alcune riflessioni,
per lasciare spazio ad una pubblica espressione di vicinanza al
Consigliere Vimercati del gruppo civico Cassina-Sant'Agata.
Il
Consigliere – per chi lo conosce – è una persona che
difficilmente perde le staffe, una persona pacata prestata alla
politica che sa sempre quello che dice, ma al termine del Consiglio
Comunale di mercoledì 13 il Sindaco ha davvero esagerato ed è
successo l'imprevedibile.
C'è
un limite a tutto, persino al “gioco delle parti” che tanto
diverte e appassiona il primo cittadino, ossia riconoscersi nella
pantomina teatrale per cui tutto quello ciò che viene proposto dalla
minoranza è sbagliato, pretestuoso, strumentale (e via discorrendo
con il povero vocabolario in loro possesso).
Contrariamente
a quanto qualcuno possa pensare, non è possibile sostenere che
questo avvenga a parti inverse e a dimostrarlo ci sono numerose
delibere sottoposte dalla Giunta e votate da tutto il Consiglio
Comunale ad unanimità.
All'inizio
della seduta consiliare, ho chiesto parola per esporre una proposta – condivisa in mattinata con tutti i Consiglieri di Minoranza (Varisco Maggio,
Vimercati, Beccaria, Calabretta) - di devolvere il gettone di
presenza relativo della serata a realtà di walfare locale da
individuare nelle ore successive.
Il
fatto di aver richiesto la convocazione di un ulteriore consiglio
comunale per trattare un solo punto, ha fatto subito pensare alla
rinuncia dei 18 euro del gettone di presenza e chiedendo il
versamento nel fondo istituito dall'Amministrazione, alimentato dalla
Comunità e dal Comune per due bambine, rimaste orfane a seguito
del dramma che scosse Cassina a fine maggio 2016.
Le ragazzine,
14 e 9 anni, sono le figlie di Giulio Carafa e
Maria Teresa Meo, protagonisti del drammatico omicidio
suicidio che ammutolì la città il 30 maggio dell’anno
scorso. Lui pugnalò la moglie e si ammazzò poi con una
coltellata al cuore. Li trovò la figlia maggiore, di ritorno da
scuola. Oggi le due bambine, affidate ai nonni, non vivono più in
città, e proseguono il loro cammino altrove, circondate dall’affetto
del resto della loro famiglia. Ma la città non le ha dimenticate.
Rimpinguare il
salvadanaio per il futuro delle due ragazzine, istituito dal Comune,
è sembrata un'idea bella, giusta, sicuramente ci avrebbe messo al
riparo da eventuali critiche se ad esser finanziata fosse “quella”
o “questa” associazione.
Ma
nessuno aveva fatto i conti con Mandelli, che tutto sembra tranne un
Sindaco
Dopo
aver esposto la proposta di devolvere il gettone per un progetto
comunale – non privato – abbiamo ascoltato l'intervento
favorevole di Parma.
L'imbarazzo
e il silenzio in aula, lasciava intravedere che all'interno del suo
gruppo la scelta di versare i 18 euro netti non era condivisa da
tutti in maggioranza, pertanto sarebbe stata una scelta dei singoli e
discrezionale: “ognuno sarà libero di aderire o meno alla
proposta, scelta individuale”.
Va
bene, nessun problema.
Il
Sindaco – o almeno così si presenta – ovviamente non ha detto
una parola, perché furbescamente si è ha conservato il suo
squallido intervento a fine consiglio comunale, terminato il quale ha
fatto spegnere i microfoni.
Ha
definito la proposta di devolvere l'emolumento al fondo comunale in
aiuto del futuro delle due bambine “cinico e strumentale”, una
sorta di intervento da campagna elettorale in un consiglio comunale
dove siamo stati accusati di essere senza etica.
Ora,
scrivo di getto e non andrò a rileggere, perché vorrei che il post
rappresentasse davvero lo sdegno provato per quelle parole.
Inqualificabili,
lasciare i soldi al Comune per finanziare un fondo comunale – da
lui attivato – è una decisione incontestabile, condivisa sin da
subito da Andrea Parma, che se avesse la spina dorsale (politicamente
parlando) e avrebbe preso parola almeno per salvaguardare la dignità
politica.
Ma
il mio amico Andrea è un guerriero con le pistole di plastica, o
spara acqua o esce la bandierina “bang!” e il Sindaco – che
zittisce il presidente “Presidente basta, chiuso il Consiglio
comunale, nessuno può replicare” - conosce bene in che campo si
trova.
A
fine Consiglio il collega di minoranza Vimercati ha alzato la voce,
un teso battibecco con il Sindaco (sento di esagerare quando lo
chiamo Sindaco) a microfoni spenti ha dato una lezione a Parma.
Che
continuando ad ingoiare “fango” sta ingrassando come me.
Andrea
Maggio
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