Ma – credetemi – il rischio di aprire argomenti il 20 agosto è quello
di doverci tornare su, a breve, ma parleremo a breve perchè devo capire se è un caso di omonimia o l'azienda Be.co. in questione è la stessa che penso io, specializzata in "Costruzione di edifici residenziali e non residenziali".
Non sono proprietari dell'area, o perlomeno non lo erano al momento della presentazione del progetto, quindi sorgono spontanee alcune perplessità su tanti aspetti.
Ma tranquilli, i Consiglieri Comunali di maggioranza - con il costume bagnato e la bevanda fresca alla Papaya - sono pronti a denunciare (uno, non ho capito se lo ha già fatto) ed esultano del progetto.
L'area Nokia Siemens che doveva essere "produttiva-industriale", con un Bliz spaventoso il 03/08 nemmeno anticipato sul giornalino comunale, prevederà commerciale e logistico, ossia i camion produrranno solo smog e traffico.
Ma tranquilli, di questi Statisti sotto l'ombrellone - che amano dire di si (per loro ammissione senza aver visionato gli atti) - ne parleremo a lungo.
Oggi concedetemi la pubblicazione della seconda parte del post di ieri.
Non sono proprietari dell'area, o perlomeno non lo erano al momento della presentazione del progetto, quindi sorgono spontanee alcune perplessità su tanti aspetti.
Ma tranquilli, i Consiglieri Comunali di maggioranza - con il costume bagnato e la bevanda fresca alla Papaya - sono pronti a denunciare (uno, non ho capito se lo ha già fatto) ed esultano del progetto.
L'area Nokia Siemens che doveva essere "produttiva-industriale", con un Bliz spaventoso il 03/08 nemmeno anticipato sul giornalino comunale, prevederà commerciale e logistico, ossia i camion produrranno solo smog e traffico.
Ma tranquilli, di questi Statisti sotto l'ombrellone - che amano dire di si (per loro ammissione senza aver visionato gli atti) - ne parleremo a lungo.
Oggi concedetemi la pubblicazione della seconda parte del post di ieri.
(http://andreamaggio.blogspot.com/2018/08/poi-dicono-che-i-miracoli-non-esistono.html) e in effetti, oggi
voglio raccontare la condizione in cui versano i partiti, i problemi che a
tutti i livelli si presentano come insuperabili.
Non sono uno di quelli che
gira le strade al grido “si stava meglio, quando si stava peggio” ma alla –
seppur severa – critica verso la partitocrazia (intesa come predominio dei partiti,
in quanto organizzazioni autonome e monopolistiche, che tendono a sostituirsi
al Parlamento nella determinazione della vita politica dello stato e che
estendono la loro influenza in ogni campo della vita di una collettività”, che nello
scorso decennio ha raggiunto il punto più alto) è ingiusto non riconoscere a quel
sistema una serie di garanzie di rappresentanze e meritocrazie, oggi rimaste in
carico a singoli individui e soggette a chissà quali parametri (amicizia, parentela, leccaculaggio privo di dignità umana oltreché politica)
Per lunghi anni, mi sono
riconosciuto nell’indirizzo politico che attribuisce ai partiti una funzione fondamentale
nella vita politica, apprezzandone l’opportunità di confronto e le garanzie
riconosciute alle anime e sensibilità differenti.
Vantaggi
che in quei giorni mi fecero tacitamente tollerare quella “naturale tendenza alla prevaricazione
dei partiti sulle istituzioni” pesando che le scelte e gli indirizzi collegialmente
assunti dai Partiti fossero da riconoscere, perché frutto di una democratica
decisione avvenuta in contesti certi, sicuri, riconosciuti e riconoscibili.
Perlomeno le scelte erano "collegiali" ed argomentate.
Oggi, i
tempi sono cambiati e con il tramonto dei VERI PARTITI, con la loro necessaria
funzione di “cinghia di trasmissione” fra Istituzioni e Cittadini abbia
assistito l’alba di soggetti democraticamente riconosciuti, che di democrazia
al proprio interno non ne conoscono affatto.
Bastano pochi "manipoli" a definire scelte ed indirizzi e non mi pare esattamente un sistema trasparente.
ma questo succede in Sicilia, come in Puglia e Lombardia.
L'Italia ha la capacità di nazionalizzare in pochi anni, i difetti della democrazia interna ai partiti e la crescente incapacità di rappresentare i territori.
Basti
pensare alla totale assenza dei Congressi per l’elezione delle cariche interne, per la
definizione della linea politica da assumere, in tutti i Partiti, in
considerazione della medesima finalità ovvero da una comune visione su questioni
fondamentali della gestione dello Stato o della società, anche solo su temi
specifici e particolari.
Si,
qualcuno dirà “tranne il PD, almeno loro i congressi li fanno”.
Certo, a
pagamento e con i risultati noti dalla pubblicazione del giornale di 5 giorni
prima.
Sicuramente apprezzabile lo sforzo, ma i Congressi sono qualcosa di diverso, molti di quelli che hanno la mia età non hanno idea di quanto complessi fossero, il pathos.
Sempre
meno è l’attivismo e la partecipazione della militanza, i pochi partiti sopravvissuti
sono ormai rimasti preda di pochi individui, che hanno voglia e tempo (qualcuno per potenziali interessi) a restare in campo.
Chi
resta decide per tutti e periodicamente in alcuni torna il nazionale desiderio – ci sono anche i romantici – di rilanciare i
partiti come strumento costituzionale, indispensabile alla vita democratica.
In questo ultimo decennio
ci hanno provato, facendo spazio alle seconde e terze file.
Senza considerare competenze, ma neanche quei meriti di militanza come foglia di fico.
Ma come tutte le operazioni di
facciata, anche questa è fallita, il potere dei Social e la capacità
pervasiva di una comunicazione capillare assoggettata alla rete e alla sua difficile governabilità, hanno messo subito in difficoltà
questa prospettiva.
Basta guardare i risultati
della scuderia di Matteo Renzi e a quale fine è destinato ogni “Delfino”
allevato da Berlusconi, che ha divorano ogni creatura il giorno che ha alzato
la testa.
Eppure, di una nuova generazione
politica ci sarebbe bisogno come l’acqua, lo sa bene chi ha a cuore il Paese e chi ha forgiato una classe dirigente dalla lingua lunga e ben umidificata.
E se davvero si è convinti
che l’inesperienza ha bisogno di tempo – ossia una di quelle cose che non
abbiamo a disposizione –l’esperienza e l’età diventano valori aggiunti, a tutti
i livelli, quasi irrinunciabili.
L’incrostazione del
potere, attaccamento alla poltrona diventa un tappo per le generazioni a
seguire, se non si rimette al giudizio degli elettori e non ottiene un mandato
attraverso l’espressione del voto.
Per questo sono sempre
stato un convinto sostenitore di un sistema elettorale che ripristini il voto
di preferenza.
Perché catapultati,
raccomandati, paraculati dal destino non hanno fatto del bene - forse come i
precedenti - ma che a differenza di prima, seduti sugli scrinni del parlamento non hanno nemmeno fra le priorità quella
di gestire il consenso.
Coltivare il proprio collegio elettorale, mantenendo il legame
con il territorio, ascoltando il bacino elettorale, l'umore e le lamentele.
Ma la questione è invalidata qualitativamente anche a livello locale, la giostrina dell’apparato
– gestita dalle 2 alle 4 persone – non funziona più, la cinghia di trasmissione ha smesso di essere tale, il giorno che i Segretari di Partito hanno scelto di candidarsi (una volta le rappresentanze politiche di partiti non si candidavano ad incarichi amministrativi, se non addirittura interni all'esecutivo di una giunta comunale) perdendo la necessaria
credibilità.
Tutto questo ha bisogno di una trasformazione vera.
Andrea Maggio
Nessun commento:
Posta un commento