martedì 21 agosto 2018

L'INVINCIBILITA' DEL PATHOS

Oggi ho voglia di scrivere della Delibera del 03 agosto che in "...quell'aula sorda e grigia ove bivaccano i manipoli" hanno approvato senza dire nulla a nessuno, silenziosi, approvando un progetto presentato dalla BE.CO. commerciale Italia s.r.l.

Ma – credetemi – il rischio di aprire argomenti il 20 agosto è quello di doverci tornare su, a breve, ma parleremo a breve perchè devo capire se è un caso di omonimia o l'azienda Be.co. in questione è la stessa che penso io, specializzata in "Costruzione di edifici residenziali e non residenziali".

Non sono proprietari dell'area, o perlomeno non lo erano al momento della presentazione del progetto, quindi sorgono spontanee alcune perplessità su tanti aspetti.

Ma tranquilli, i Consiglieri Comunali di maggioranza - con il costume bagnato e la bevanda fresca alla Papaya - sono pronti a denunciare (uno, non ho capito se lo ha già fatto) ed esultano del progetto.

L'area Nokia Siemens che doveva essere "produttiva-industriale", con un Bliz spaventoso il 03/08 nemmeno anticipato sul giornalino comunale, prevederà commerciale e logistico, ossia i camion produrranno solo smog e traffico.

Ma tranquilli, di questi Statisti sotto l'ombrellone - che amano dire di si (per loro ammissione senza aver visionato gli atti) - ne parleremo a lungo.

Oggi concedetemi la pubblicazione della seconda parte del post di ieri.
(http://andreamaggio.blogspot.com/2018/08/poi-dicono-che-i-miracoli-non-esistono.html) e in effetti, oggi voglio raccontare la condizione in cui versano i partiti, i problemi che a tutti i livelli si presentano come insuperabili.

Non sono uno di quelli che gira le strade al grido “si stava meglio, quando si stava peggio” ma alla – seppur severa – critica verso la partitocrazia (intesa come predominio dei partiti, in quanto organizzazioni autonome e monopolistiche, che tendono a sostituirsi al Parlamento nella determinazione della vita politica dello stato e che estendono la loro influenza in ogni campo della vita di una collettività”, che nello scorso decennio ha raggiunto il punto più alto) è ingiusto non riconoscere a quel sistema una serie di garanzie di rappresentanze e meritocrazie, oggi rimaste in carico a singoli individui e soggette a chissà quali parametri (amicizia, parentela, leccaculaggio privo di dignità umana oltreché politica)

Per lunghi anni, mi sono riconosciuto nell’indirizzo politico che attribuisce ai partiti una funzione fondamentale nella vita politica, apprezzandone l’opportunità di confronto e le garanzie riconosciute alle anime e sensibilità differenti.

Vantaggi che in quei giorni mi fecero tacitamente tollerare  quella “naturale tendenza alla prevaricazione dei partiti sulle istituzioni pesando che le scelte e gli indirizzi collegialmente assunti dai Partiti fossero da riconoscere, perché frutto di una democratica decisione avvenuta in contesti certi, sicuri, riconosciuti e riconoscibili.

Perlomeno le scelte erano "collegiali" ed argomentate.

Oggi, i tempi sono cambiati e con il tramonto dei VERI PARTITI, con la loro necessaria funzione di “cinghia di trasmissione” fra Istituzioni e Cittadini abbia assistito l’alba di soggetti democraticamente riconosciuti, che di democrazia al proprio interno non ne conoscono affatto.

Bastano pochi "manipoli" a definire scelte ed indirizzi e non mi pare esattamente un sistema trasparente.

ma questo succede in Sicilia, come in Puglia e Lombardia. 

L'Italia ha la capacità di nazionalizzare in pochi anni, i difetti della democrazia interna ai partiti e la crescente incapacità di rappresentare i territori.

Basti pensare alla totale assenza dei Congressi per l’elezione delle cariche interne, per la definizione della linea politica da assumere, in tutti i Partiti, in considerazione della medesima finalità ovvero da una comune visione su questioni fondamentali della gestione dello Stato o della società, anche solo su temi specifici e particolari.

Si, qualcuno dirà “tranne il PD, almeno loro i congressi li fanno”. 

Certo, a pagamento e con i risultati noti dalla pubblicazione del giornale di 5 giorni prima.

Sicuramente apprezzabile lo sforzo, ma i Congressi sono qualcosa di diverso, molti di quelli che hanno la mia età non hanno idea di quanto complessi fossero, il pathos.

Sempre meno è l’attivismo e la partecipazione della militanza, i pochi partiti sopravvissuti sono ormai rimasti preda di pochi individui, che hanno voglia e tempo (qualcuno per potenziali interessi) a restare in campo.

Chi resta decide per tutti e periodicamente in alcuni torna il nazionale desiderio – ci sono anche i romantici – di rilanciare i partiti come strumento costituzionale, indispensabile alla vita democratica.

In questo ultimo decennio ci hanno provato, facendo spazio alle seconde e terze file.

Senza considerare competenze, ma neanche quei meriti di militanza come foglia di fico.

Ma come tutte le operazioni di facciata, anche questa è fallita, il potere dei Social e la capacità pervasiva di una comunicazione capillare assoggettata alla rete e alla sua difficile governabilità, hanno messo subito in difficoltà questa prospettiva.

Basta guardare i risultati della scuderia di Matteo Renzi e a quale fine è destinato ogni “Delfino” allevato da Berlusconi, che ha divorano ogni creatura il giorno che ha alzato la testa.

Eppure, di una nuova generazione politica ci sarebbe bisogno come l’acqua, lo sa bene chi ha a cuore il Paese e chi ha forgiato una classe dirigente dalla lingua lunga e ben umidificata.

E se davvero si è convinti che l’inesperienza ha bisogno di tempo – ossia una di quelle cose che non abbiamo a disposizionel’esperienza e l’età diventano valori aggiunti, a tutti i livelli, quasi irrinunciabili.

L’incrostazione del potere, attaccamento alla poltrona diventa un tappo per le generazioni a seguire, se non si rimette al giudizio degli elettori e non ottiene un mandato attraverso l’espressione del voto.

Per questo sono sempre stato un convinto sostenitore di un sistema elettorale che ripristini il voto di preferenza.

Perché catapultati, raccomandati, paraculati dal destino non hanno fatto del bene - forse come i precedenti - ma che a differenza di prima, seduti sugli scrinni del parlamento non hanno nemmeno fra le priorità quella di gestire il consenso.

Coltivare il proprio collegio elettorale, mantenendo il legame con il territorio, ascoltando il bacino elettorale, l'umore e le lamentele.

Ma la questione è invalidata qualitativamente anche a livello locale, la giostrina dell’apparatogestita dalle 2 alle 4 persone – non funziona più, la cinghia di trasmissione ha smesso di essere tale, il giorno che i Segretari di Partito hanno scelto di candidarsi (una volta le rappresentanze politiche di partiti non si candidavano ad incarichi amministrativi, se non addirittura interni all'esecutivo di una giunta comunale) perdendo la necessaria credibilità.

Tutto questo ha bisogno di una trasformazione vera.

Andrea Maggio

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Consigliere Comunale "Uniti per Cassina"

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