venerdì 6 novembre 2020

RESPONSABILITA' e BUON SENSO.

Le misure previste dal Dpcm si fondano su basi scientifiche ovvero sul monitoraggio costante della evoluzione dell’epidemia sulla base del set dei 21 indicatori.

Siamo dentro una crisi epocale che riguarda il mondo intero, non riesco ad esprimermi compiutamente sulla qualità dell'italica gestione della pandemia (sono umile amministratore locale) non ho sufficienti competenze per avere una visione che mi consenta di esprimere giudizi, che vadano al di là di ciò che vedo e sento.

Fra le poche cose che mi sento di dire, peraltro coerenti con l'atteggiamento che ho assunto in questa prima fase di legislatura, è che non è il momento della rabbia, il momento delle recriminazioni.

Che sono legittime quando sorgono dal territorio, cariche di disperazione dei Cittadini terrorizzati dal momento drammatico, ma che la sua classe dirigente e politica ha il compito di istituzionalizzare. 

E non servono molti ragionamenti per chi gli "addetti ai lavori" che hanno a cuore il destino delle istituzioni e la democrazia nel suo insieme.

Siamo dentro la Storia e la frammentazione - nei momenti più drammatici - rischia di piegarla in modo pericoloso.


Ci possono essere diverse letture della realtà, diverse opinioni sulle singole scelte, sulle priorità individuate, sulle strategie adottate e da adottare ma - pur comprendendo quanti di voi mi sollecitano critiche rispetto a questo o quel provvedimento - sono certo che da amministratore, come tutti gli altri nei differenti livelli di responsabilità pubblica, devo sforzarmi di inforndere messaggi il meno possibile negativi. 

La mia non è una valutazione politica rispetto a questo Governo, che come ogni realtà priva di ogni rivestimento elettorale e legittimazione sociale, non ha certamente la mia stima. 

Ma per vincere questa sfida, credo di debbano sospendere le ostilità, evitare di soffiare sul fuoco delle divisioni, sforzarci di leggere nei documenti lo Stato meno nemico e cercare ogni giorno la leale collaborazione istituzionale nell’interesse generale.


Con questo spirito sto procedendo, ogni giorno a diffondere informazioni, documenti, dando letture asettiche lasciando ai singoli la formazione di idee.

Ognuno di noi da provando a sostenere la comunità come può, offrire con lealtà il contributo continuando a pensare che lo Stato democratico e di diritto - chiunque sia a governarlo in questo periodo - non può essere nemico. 

E so perfettamente quanto consenso può fare perdere questo tono, quanti "Vaffa" mi stara dedicando qualche lettore.


Ma il mio amore per la PA è smisurato come immenso è l'amore per lo Stato (istituzione) che non è determinato da chi lo governa in un determinato momento.


Chiudo con la questioni "parrucchieri" perchè sta facendo molto discutere.

Ovviamente, non riguarda solo i parrucchieri ma molte attività alle quali è stata consentita l'apertura.

Allora proviamo con un esercizio di logica. 

1 - tagliarsi i capelli non è una “necessità” non solo per me che sono senza capelli ma per tutti in questo momento;

2- il DPCM ha autorizzato l’apertura in deroga di tutti i parrucchieri;

3 - chiunque sia diretto al parrucchiere compie azione non necessaria.

4 - quindi dentro il parrucchiere sei legittimato a starci appena esci sei a rischio sanzione.

Stesso discorso vale per chi vende fiori, abiti per bambino, cartolerie, chi vende case e altre decine e decin e di attività aperte, che stando al decreto - pur aperte - non si possono raggiurgere perchè non vera necessità.

ConArtigianato ha inoltrato quesiti al Ministro, perchè avere attività aperte che non possono ricevere la propria clientela, è un paradosso da superare. 


Lo Stato che ho in mente non può - con eccesso di sadismo - fare aprire queste attività vietando di poterle raggiungere, 

Lo Stato che ho in mente sceglie di consentire ad alcune attività di restare aperte e poi non vieta di offrire il servizio alle persone.

Lo Stato che ho in mente assume decisioni - se non coerenti e per forza giuste - ma che abbiano una logica.

Due aspetti:

- chi vive a Cascina Gobba (Milano) fa 30 km e va a tagliarsi i capelli a Bande Nere o Lorenteggio. Chi abita a Sant'Agata fa 200 mt ed è fuori dal Comune.

Anche nel primo lockdown fu presentata questa incoerenza.

Fu sistemata con provvedimenti successivi

Cernuschesi che abitano a 40 metri da Iperal - aggi - non possono andare?

È il pensiero di ConfArtigianato è in linea.



Quindi i DPCM vengono scritti, ma poi - per evitare che a spasso con il cane si possa stare in giro quanto si vuole e come si vuole - ci sobo "specifiche" e "chiarimenti" che generalmente erano lasciate in carico alle Regioni (ordinanze) ma che ho idea possano arrivare con circolari ministeriali.

In attesa delle necessarie specifiche, per consentire la piena attuazione del DPCM, serve responsabilità di tutti e umanità da parte di chi è chiamato a sorvegliare.

Alle misure restrittive, comunque definite e richieste a cittadini e al sistema economico devono corrispondere pienamente adeguate e immediate misure di ristoro e risarcimento e pertanto lasciare aperte alcune attività, può significare ecluderle dai ristori


ps - basta avere buon senso, non andare una volta alla settimana dal parrucchiere, non allontanarsi eccessivamente, prendere apppuntamento, scriverlo nell'autodichiarazione e consegnarla all'agente insieme al num di telefono del parrucchiere. 

Il Governo deve chiarire, lo Stato ha bisogno di italiani vivi


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Consigliere Comunale "Uniti per Cassina"

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