Dedico questa mia 32° lettera, scritta e distribuita in paese, al recente Consiglio Comunale, convocato in prima seduta alle ore 21,00 del 28 Febbraio e, contestualmente (nell’eventualità di un mancato raggiungimento del numero legale) in seconda seduta per la sera seguente.
Nonostante il Consiglio Comunale non prevedesse all’Ordine del Giorno punti di particolare rilievo, la seduta si è protratta fin dopo le 3 di notte, perché sollecitata da una serie di interrogazioni e interpellanze, nelle quali incalzavo Sindaco e Assessori, affinché chiarissero la propria posizione rispetto a svariati temi di interesse pubblico (“Trasformazione in proprietà delle aree in diritto di superficie”, “Scadenza Concessioni del servizio distribuzione Gas”, “Aree a verde denominate Golfi” e “Piano di Illuminazione”). Ai miei quattro interventi, sono seguite due Mozioni, ossia testi sottoposti al voto dell’Assemblea e tesi ad indirizzare la politica della Giunta.
In qualità di primo firmatario di una delle due Mozioni (“per una laicità meno esasperata”), peraltro sostenuta da quasi tutta l’opposizione, intorno alle 23, ho cominciato a leggere il testo che tra i suoi obiettivi si poneva anche quello di “far pervenire al Santo Padre, il più sincero rammarico per gli episodi di intolleranza accaduti all’Università La Sapienza”.
La discussione è stata più lunga del previsto, anche a causa di qualche Assessore del nostro Comune avventuratosi in noiose e funamboliche acrobazie filosofiche, che i pochi sopravvissuti con gli occhi aperti (o quasi) hanno raffigurato come improbabili scalate sugli specchi, nell’improvvido tentativo di giustificare l’atteggiamento di 67 professori (circa l’1,4% del corpo docente della Sapienza) patetici e nostalgici sessantottini, contrari partecipazione del Papa all’inaugurazione dell’anno accademico presso l’Università La Sapienza di Roma.
La verità, è che c’è poco da filosofare e chi è disposto a tollerare le preclusioni al confronto avvenute all’Università, rende incoerenti le condanne giustamente enunciate in passato, nei confronti degli studenti fascisti, che nel 23/24 impedirono di parlare a due storici fiorentini del calibro di Salvemini e Calamandrei.
Ma con questa Giunta, gli imbarazzi non sono mai troppi e infatti, mentre i loro paladini politici nazionali si affrettavano ad esprimere “solidarietà forte e convinta a Benedetto XVI, perché nessuna voce deve tacere nel nostro Paese, a maggior ragione quella del Papa” (Prodi) e dichiarare che “ogni atteggiamento di intolleranza, compreso questo verso il Papa fa male alla democrazia e alla libertà” (Veltroni) nel nostro Comune, 3 dei 6 Assessori (Scotti-Squillaci-Patella), da veri Illuministi della Martesana, preferivano NON esprimere un voto favorevole alla mozione.
Non chiedetemi il perché, vi prego, ma non chiedetelo nemmeno a loro.
Meno male che Cassina vanta della presenza di questi 3 illuministi, in grado di indicare la retta via e invitare noi beceri oscurantisti e reazionari “a non strumentalizzare su una materia così delicata”.
Quindi, anche l’ottantaduenne Presidente della Repubblica Napolitano (“esprimo viva condanna per inammissibili manifestazioni di intolleranza e preannunci offensivi che hanno determinato un clima incompatibile con le ragioni di un libero e sereno confronto”) è sotto-sotto un conservatore e tradizionalista? O forse, l’unica differenza è che almeno lui ha smesso di aspettare la rivoluzione del Baffone? Ovviamente, anche senza il voto dei 3 illuministi democratici, il testo è stato approvato ugualmente, perché il buonsenso è cosa trasversale e non veste casacche politiche o ideologiche.
Giunti all’ultimo punto all’Od.g., mentre i gruppi Consiliari di Minoranza hanno lasciato l’aula, io ho preferito rimanere fino al termine della seduta, con il medesimo rispetto che l’aula ha mostrato per l’interpellanza, le interrogazioni e la mozione, da me lette fino all’una di notte.
D’altronde, l’esercizio del dissenso è tra le pochissime attività residue per noi Consiglieri Comunali di minoranza e uscire dall’Aula alle 3 di notte, facendo così mancare il numero legale all’unico punto rimasto da discutere, non avrebbe fatto altro che posticipare la discussione, alla seduta già convocata per la sera successiva. Sanno anche i muri, che se pur sostenuto da soli 10 dei 20 in Aula, il Sindaco è nelle condizioni di determinare una Maggioranza numerica (11 a 10) con il suo voto.
Quindi, un conto è una Minoranza consiliare che sceglie di dichiararsi indisponibile a garantire il numero legale in Consiglio, sempre e comunque, un altro conto (meno comprensibile da un punto di vista politico) è far mancare alle 3 di notte, un numero legale che mancava dalle 21…
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