giovedì 30 settembre 2021

PER COERENZA. SEMPRE. AD OGNI COSTO.

L'ex sindaco di Riace, Domenico Lucano, é stato condannato a 13 anni e due mesi di reclusione nel processo «Xenia» che si è tenuto al tribunale di Locri sui presunti illeciti nella gestione dei migranti. La sentenza condanna Lucano a quasi il doppio degli anni di reclusione che erano stati chiesti dalla pubblica accusa (7 anni e 11 mesi).

Note le mie perplessità rispetto ad un sistema, che attribuisca condanne maggiori di quelle che la pubblica accusa chieda o addirittura reati non contestati dal PM.

Ma come per altri precedenti casi, seppur discutibile, preferisco prendere atto di una procedura consentita.

 

Non sono il tipo di persona che festeggia davanti ad una condanna o un arresto, non penso che la giustizia sia un fatto da assegnare a tifoserie organizzate.

 

Detto questo, con tutto il rispetto che si deve all’uomo, la condanna – giunta 5 anni dopo - è “pesante”

 

Oggi, voglio fare un salto indietro nel tempo, perché è proprio il tempo a restituirci la genuina ragione di alcune scelte.

 

Sono passati poco più di 3 anni (inizio ottobre 2018) ove si tenne un Consiglio Comunale per chiedere le dimissioni dell’allora Sindaco Mandelli.

 

Con Massimo (Mandelli) abbiamo avuto “scambi politici” molto accesi, la passione impiegata da entrambi ha sicuramente influito, ma FRA NOI NON C'è MAI STATO ODIO. 

Non siamo mai scivolati nel fango che i politicanti (alcuni presenti nell'attuale maggioranza, ultimi arrivati, brizzolati e prezzolati) alimentano, seminando odio che tanto male produce

Tante critiche alla sua Amministrazione, ma nulla di personale: Massimo è diverso dai soliti politicanti, ma come tutti SBAGLIA.

Sono stato il primo – forse unico – anche a costo di pagare elettoralmente la scelta, che non ha esitato a difendere Mandelli (di riflesso anche il suo assessore Novelli) dai vergognosi attacchi ricevuti sulla questione del “buco di Bilancio”.

Fui il primo a definire la questione un “disavanzo tecnico”, quando ancora il parlamentino cercava di capire cosa fosse capitato ai conti pubblici locali.

Annunciai che – lavorando su alcune alchimie contabili – tutto sarebbe rientrato in 18 mesi.

Così è stato e – in un mondo perfetto – queste “cialtronate” smascherate pubblicamente (quella del buco) rappresenterebbero la condanna a morte politica di chi le applica e attua per alzare le tasse fino al massimo consentito.

Ma il mondo perfetto non esiste e nessuno in maggioranza è disposto a chiedere scusa.

 

Quindi, sono uno che scrive e dice ciò che pensa davvero, oggi scrivo (anzi riscrivo...) a Mandelli che sbagliò ad andare al presidio di solidarietà al Sindaco Mimmo Lucano (in quei giorni si trovava agli arresti domiciliari con l’accusa di favoreggiamento immigrazione clandestina, anche attraverso matrimoni falsi) indossando la fascia tricolore (quindi rappresentando non una persona, un partito, ma una comunità) 

Il mio dissenso alla scelta del Primo Cittadino di fu netta e qualcuno penso alla "...polemica sterile e strumentale".

 

Attenzione, come dissi in passato, sono convinto che ognuno sia libero di manifestare solidarietà a chi vuole, ma un Primo Cittadino DEVE saper rappresentare un sentimento diffuso, non indossare una fascia e trascinarsi il gonfalone, servendosene come megafono per i propri convincimenti.

Da Consigliere Comunale di Minoranza non ho mai pensato di poter cambiare miti ed eroi nel pantheon di Massimo (Mandelli) che può – come tutti – scegliersi ma recarsi alla manifestazione con fascia tricolore e  gonfalone del Comune aveva spezzato definitivamente quel sottile filo rosso, che reggeva a fatica la logora immagine di un’Amministrazione alla labile fiducia di un paese oramai esausto.

 

In quei giorni, nessuno conosceva le reali responsabilità del Sindaco di Riace Mimmo Lucano, cosa che solo oggi vengono appurata dalla Giustizia (con la conseguente condanna a 13 anni)

Quindi, da garantista quale sono, non mi schierai in nessuna "tifoseria" e non lo faccio nemmeno oggi.

Dico solamente, che era doveroso attendere che la Giustizia facesse il suo corso, per prendere atto di una situazione appurata.

 

Mentre il PD cassinese raccoglieva firme in solidarietà del Sindaco di Riace e il Sindaco Mandelli andava in piazza con la fascia tricolore, il prefetto Mario Morcone, presidente del Consiglio italiano per i rifugiati, che fu direttore del Dipartimento che si occupava dei richiedenti asilo – e poi capo di gabinetto del ministro Marco Minniti – a sostenere che «Avevo sollecitato il Sindaco di Riace a mettersi in regola, gli avevo spiegato che cosa non andava. Lui era ostinato (…)molte cose non andavano nella gestione da parte di Lucano, faceva entrare nel sistema di accoglienza chi sceglieva lui, non ascoltava le indicazioni, commetteva errori nelle rendicontazioni, l’esito delle verifiche compiute della prefettura adombrava anche un rilievo penale e per questo si è deciso di mandare la relazione finale alla Procura».

 

Nel 2016, il ministro PD Minniti (PD) lamentava "situazioni fortemente critiche, la cui ripetitività richiederebbe ulteriori approfondimenti" dall'attivazione delle convenzioni stipulate con gli enti gestori ai "numerosi rapporti di parentela tra il personale in organico presso gli enti gestori e i componenti dell’amministrazione comunale” passando per la mancanza di controllo sistematico delle presenze dei migranti alle fatturazioni senza “pezze d’appoggio” fino ad arrivare alle anomalie sull'erogazione del Pocket Money. 

 

Questo per dire, che pur con tutta l’amicizia e affetto che è possibile nutrire per una persona arrestata (nulla e nessuno potrà scalfire sentimenti reali) non mi sognerei mai di manifestare in piazza solidarietà per condannati, tantomeno nell’esercizio di un ruolo di rappresentanza.

 

Le 129 pagine dell’ordinanza firmata dall’Ufficio del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Locri - già 5 anni fa - consegnava un’immagine di un Sindaco arrestato per  gravi indizi di colpevolezza.

Le accuse mosse dallo Stato raccontavano di un sindaco di Riace, che godeva di aiuto tra le sfere alte della politica e nei ministeri, e che proprio grazie a questo riusciva a gestire associazioni, cooperative, dipendenti la cui affiliazione al sistema garantiva una serie di benefici.

 

Non si parlava solo di agenzia matrimoniale improvvisata (un 70enne sposato con una Nigeriana, per far ottenere a questa la Cittadinanza, ha persino chiesto di consumare) ma un quadro di reati ben più ampio e che copriva un lasso di tempo esteso dal 2014 fino al suo arresto.

 

Si parlava di “…rendicontazioni indebite delle presenze degli immigratigestione impropria delle derrate alimentari (che dovevano essere destinate agli ospiti che invece venivano utilizzate per fini privati) speculazioni sulle spese carburante e sulle prestazioni lavorative, coperte da fatture false ma nei fatti mai avvenute” 

 

Ripeto, non esulto per la condanna e "non mi piace indossare la maglietta del tifoso in campo della giustizia", rispetto esiti di un lungo dibattimento e – come anticipato all’inizio del post - prendo atto che curiosamente la pena comminata sia superiore alla richiesta (sono sempre molto dubbioso su questo aspetto)

 

E LA COERENZA – che mi è costata a Cassina un prezzo politico altissimo – E’ IL MIO ORGOGLIO e perché (quasi 2000 giorni dopo) come per altri mille episodi locali, “chiedere sobrietà alla politica locale non fu POLEMICA STERILE".

 

Essere coerentemente garantista è un pregio che nessuno può contestarmi.

 

Andrea Maggio 


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Consigliere Comunale "Uniti per Cassina"

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