L'ex sindaco di Riace, Domenico Lucano, é stato condannato a 13 anni e due
mesi di reclusione nel processo «Xenia» che si è tenuto al tribunale di
Locri sui presunti illeciti nella gestione dei migranti. La sentenza
condanna Lucano a quasi il doppio degli anni di reclusione che erano stati
chiesti dalla pubblica accusa (7 anni e 11 mesi).
Note le mie perplessità rispetto ad un sistema, che
attribuisca condanne maggiori di quelle che la pubblica accusa chieda o
addirittura reati non contestati dal PM.
Ma come per altri precedenti casi, seppur discutibile,
preferisco prendere atto di una procedura consentita.
Non sono il tipo di persona che festeggia davanti ad
una condanna o un arresto, non penso che la giustizia sia un fatto da assegnare
a tifoserie organizzate.
Detto questo, con tutto il rispetto che si deve
all’uomo, la condanna – giunta 5 anni dopo - è “pesante”
Oggi, voglio fare un salto indietro nel tempo, perché è proprio il tempo a restituirci la genuina
ragione di alcune scelte.
Sono passati poco più di 3 anni (inizio ottobre 2018)
ove si tenne un Consiglio Comunale per chiedere le dimissioni dell’allora
Sindaco Mandelli.
Con Massimo (Mandelli) abbiamo avuto “scambi politici” molto accesi, la passione impiegata da entrambi ha sicuramente influito, ma FRA NOI NON C'è MAI STATO ODIO.
Non siamo mai scivolati nel fango che i politicanti (alcuni presenti nell'attuale maggioranza, ultimi arrivati, brizzolati e prezzolati) alimentano, seminando odio che tanto male produce
Tante critiche alla sua Amministrazione, ma nulla di personale: Massimo è diverso dai soliti politicanti, ma come tutti SBAGLIA.
Sono stato il primo – forse unico – anche a costo di pagare elettoralmente la scelta, che non ha esitato a difendere Mandelli (di riflesso anche il suo assessore Novelli) dai vergognosi attacchi ricevuti sulla questione del “buco di Bilancio”.
Fui il primo a definire la questione un “disavanzo tecnico”, quando ancora il parlamentino cercava di capire cosa fosse capitato
ai conti pubblici locali.
Annunciai che – lavorando su alcune alchimie contabili
– tutto sarebbe rientrato in 18 mesi.
Così è stato e – in un mondo perfetto – queste “cialtronate” smascherate pubblicamente (quella del buco) rappresenterebbero la condanna a morte politica di chi le applica e attua per alzare le tasse fino al massimo consentito.
Ma il mondo perfetto non esiste e nessuno in
maggioranza è disposto a chiedere scusa.
Quindi, sono uno che scrive e dice ciò che pensa
davvero, oggi scrivo (anzi riscrivo...) a Mandelli che sbagliò ad andare
al presidio di solidarietà al Sindaco Mimmo Lucano (in quei giorni si trovava
agli arresti domiciliari con l’accusa di favoreggiamento
immigrazione clandestina, anche attraverso matrimoni falsi) indossando la
fascia tricolore (quindi rappresentando non una persona, un partito, ma una
comunità)
Il mio dissenso alla scelta del Primo Cittadino di fu
netta e qualcuno penso alla "...polemica sterile e strumentale".
Attenzione,
come dissi in passato, sono convinto che ognuno sia libero di manifestare
solidarietà a chi vuole, ma un Primo Cittadino DEVE saper rappresentare un
sentimento diffuso, non indossare una fascia e trascinarsi il
gonfalone, servendosene come megafono per i propri convincimenti.
Da Consigliere Comunale di Minoranza non ho mai pensato
di poter cambiare miti ed eroi nel pantheon di Massimo (Mandelli) che può –
come tutti – scegliersi ma recarsi alla manifestazione con fascia tricolore e gonfalone del
Comune aveva spezzato
definitivamente quel sottile filo rosso, che reggeva a fatica la logora
immagine di un’Amministrazione alla labile fiducia di un paese oramai esausto.
In quei giorni, nessuno conosceva le reali
responsabilità del Sindaco di Riace Mimmo Lucano, cosa che solo oggi vengono
appurata dalla Giustizia (con la conseguente condanna a 13 anni)
Quindi, da garantista quale sono, non mi schierai in
nessuna "tifoseria" e non lo faccio nemmeno oggi.
Dico solamente, che era doveroso attendere che la Giustizia facesse il suo
corso, per prendere atto di una situazione appurata.
Mentre il PD
cassinese raccoglieva firme in solidarietà del Sindaco di Riace e il Sindaco
Mandelli andava in piazza con la fascia tricolore, il prefetto Mario Morcone, presidente del Consiglio
italiano per i rifugiati, che fu direttore del Dipartimento che si occupava dei
richiedenti asilo – e poi capo di gabinetto del ministro Marco
Minniti – a sostenere che «Avevo
sollecitato il Sindaco di Riace a mettersi in regola, gli avevo spiegato che
cosa non andava. Lui era ostinato (…)molte cose non andavano nella gestione da
parte di Lucano, faceva entrare nel sistema di accoglienza chi sceglieva lui,
non ascoltava le indicazioni, commetteva errori nelle rendicontazioni, l’esito
delle verifiche compiute della prefettura adombrava anche un rilievo penale e
per questo si è deciso di mandare la relazione finale alla Procura».
Nel 2016, il ministro PD Minniti (PD)
lamentava "situazioni fortemente critiche, la cui
ripetitività richiederebbe ulteriori approfondimenti" dall'attivazione delle convenzioni stipulate
con gli enti gestori ai "numerosi rapporti di parentela tra il personale
in organico presso gli enti gestori e i componenti dell’amministrazione comunale”
passando per la mancanza di controllo sistematico delle presenze dei migranti
alle fatturazioni senza “pezze d’appoggio” fino ad arrivare alle anomalie
sull'erogazione del Pocket Money.
Questo per dire, che pur con tutta l’amicizia e
affetto che è possibile nutrire per una persona arrestata (nulla e nessuno
potrà scalfire sentimenti reali) non mi sognerei mai di manifestare in piazza
solidarietà per condannati, tantomeno nell’esercizio di un ruolo di
rappresentanza.
Le 129 pagine dell’ordinanza firmata
dall’Ufficio del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Locri -
già 5 anni fa - consegnava un’immagine di un Sindaco arrestato
per gravi indizi di colpevolezza.
Le accuse mosse dallo Stato raccontavano di un sindaco
di Riace, che godeva di aiuto tra le sfere alte della politica e nei ministeri,
e che proprio grazie a questo riusciva a gestire associazioni, cooperative,
dipendenti la cui affiliazione al sistema garantiva una serie di benefici.
Non si parlava solo di agenzia matrimoniale
improvvisata (un 70enne sposato con una Nigeriana, per far ottenere a
questa la Cittadinanza, ha persino chiesto di consumare) ma un quadro di reati ben più ampio e che copriva un lasso di tempo esteso
dal 2014 fino al suo arresto.
Si parlava di “…rendicontazioni indebite delle presenze degli
immigrati, gestione
impropria delle derrate alimentari (che
dovevano essere destinate agli ospiti che invece venivano utilizzate
per fini privati) speculazioni sulle spese
carburante e sulle prestazioni
lavorative, coperte da fatture false ma nei fatti mai avvenute”
Ripeto, non esulto per la condanna e "non mi
piace indossare la maglietta del tifoso in campo della giustizia", rispetto
esiti di un lungo dibattimento e – come anticipato all’inizio del post - prendo
atto che curiosamente la pena comminata sia superiore alla richiesta (sono
sempre molto dubbioso su questo aspetto)
E LA COERENZA – che mi è costata a Cassina un prezzo
politico altissimo – E’ IL MIO ORGOGLIO e perché (quasi 2000 giorni dopo) come
per altri mille episodi locali, “chiedere
sobrietà alla politica locale non fu POLEMICA STERILE".
Essere coerentemente garantista è un pregio che nessuno può contestarmi.
Andrea
Maggio
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