Da mero osservatore, mi
permetto di avanzare alcune osservazioni, che probabilmente avrebbe dovuto fare
e non ha fatto qualche eletto, soprattutto fra coloro che non hanno vinto le
elezioni e dovrebbe vigilare sull’operato di chi amministra, dare suggerimenti,
stimolarlo nell'interesse del paese e - se necessario - aiutarlo.
E' indubbio che dopo 3 anni
trascorsi fra inezie VARIE, la politica locale abbia perso molto tempo e – solo in questi ultimi
mesi e sotto la spinta di alcuni residenti - vi è una improvvisa fiammata
dell'interesse sociale rispetto alla "cosa pubblica" ("res" pubblica)
che spero non si fermi.
Una Cittadinanza più attenta e
curiosa su temi di rilevanza comunitaria ha sempre generato un rapporto sociale
virtuoso: è questa la famosa responsabilizzazione della politica locale.
Attivare le forme di controllo
democratico (fino ad oggi pressoché inesistenti a Pozzo d’Adda, peggio ancora
in consiglio comunale, più simile ad una riunione fra amici al bar) genera
inevitabilmente uno stimolo genuino in chi è chiamato ad azioni di governo.
Stiamo vedendo - in questi
giorni - come le “scosse vitali” alla politica locale producano innegabili
benefici sotto il profilo della trasparenza su questioni importanti come il
terreno contaminato presso il cantiere PNRR (nuova mensa): negligenze progettuali,
la lunga assenza di una voce forte, la condizione delle strutture scolastiche.
Svegliare dal torpore i
rappresentanti del popolo provoca moti di rabbia e nervosismo, ma altro non è
che un richiamo alle responsabilità.
D’altronde chi si è candidato
ha accettato un ruolo, non è una prescrizione medica, nessuno è obbligato a
fare il consigliere comunale da mero spettatore.
Servono minoranze
consiliari attente e vigili e - solo così per loro natura e ruolo –
potrebbero condizionare con forza il dibattito pubblico e non lasciarsi
trasportare dal vento in attesa delle elezioni.
Lo dico per esperienza
personale.
Basti pensare che - in questi 3
anni di legislatura - non sono state proferite parole in proposito a criticità
ambientali generate da devastanti ricadute sul nostro territorio.
Dal Sindaco (che sappiamo
ingegnarsi ogni giorno con “armi di distrazione di massa”) e dalla minoranza:
due frutti dello stesso albero.
Per questo motivo, il post del
primo Cittadino apparso nelle scorse ore è parso una provocazione, gli unici
temi sovracomunali pensati da questa giunta sono stati la Marcia della Pace
("...davanti ad un caffè abbiamo parlato di cose importanti e concrete",
ha riferito molto soddisfatto il Sindaco, nel corso dell'assemblea pubblica).
Mi fanno notare, che come già
accaduto a seguito del post sui maggiori costi dei cantieri PNRR ( POZZO, MAGGIORI COSTI...)
del 20 dicembre 2024 o sulla vergognosa condizione degli spogliatoi della
palestra (POZZO, SPOGLIATOI DELL'INDECENZA),
anche il post sul territorio (POZZO, UN APPELLO IN DIFESA DEL
TERRITORIO) ha generato i suoi effetti.
Scrivevo della discarica di
Inzago e delle "...violenze subite negli ultimi decenni, con previsioni
urbanistiche devastanti concretizzatesi sempre a ridosso dei confini comunali,
una volta il Biogas (Masate), altra volta la
cava (Vaprio), altra volta i centri logistici (Vaprio)".
Scrivevo: "Nel migliore
dei casi, i rappresentanti del popolo pozzese - maggioranza e opposizione -
sono stati distratti (come sempre), nel peggiore hanno girato la testa dall'altra parte" e nel
“…mio umile ruolo di Cittadino (un semi-appassionato osservatore piuttosto
disilluso) spero che il Consiglio comunale possa esprimere una - seppur tardiva - posizione chiara e di contrasto all'intervento annunciato (...) perchè in altri Comuni vi
sono sistematici interventi in materia ambientale, sovracomunale, per
una difesa del territorio sincera".
Anche questa volta arriva la
risposta "politica", provando a correre ai ripari per attestare interesse
politico e vitalità.
Meglio tardi che mai, verrebbe
da dire, ma in P.A. anche il ritardo di un attimo può valere un decennio.
Ma vediamo la questione nello
specifico e i perché di ciò che scrivo.
Il Sindaco - sempre dalla pagina politica del
gruppo consiliare "Uno di NOI" (continuando a fare confusione fra
comunicazione di parte e comunicazione istituzionale) – fa sapere che il
20.03.2025 sono stati inoltrati in Città Metropolitana – settore ambiente –
alcune osservazioni rispetto ai Progetti di espansione dell'area di prelievo
della Cava di Vaprio.
Il nostro Comune ha reputato carente dello studio dell'impatto ambientale e
l’insostenibile incremento del traffico di mezzi pesanti con impatto
in termini di inquinamento, anche acustico, non sostenibile: “…si
rimane ora in attesa della richiesta di ulteriore ed eventuali integrazioni e
della conferenza dei servizi. Conferenza nella quale il Comune continuerà a
sostenere la posizione di difesa e tutela del territorio del Comune di Pozzo
d'Adda”.
Queste le parole, veniamo ai fatti.
Lo scorso Piano Cave della Città Metropolitana di Milano per i settori
sabbia, ghiaia e argilla ha avuto termine di validità al 30 giugno 2019.
I piani cave localizzano le aree in cui è prevista l’attività di cava
e ne individuano le principali caratteristiche: le quantità massime
estraibili, la tipologia di estrazione (in falda o a secco), la profondità
massima raggiungibile, la destinazione finale delle aree al termine del
recupero ambientale, l’eventuale presenza di vincoli e altre eventuali
prescrizioni.
Un documento importantissimo, che prima della sua approvazione, ha
coinvolto molteplici stakeholders, associazioni, Parco Agricolo Sud Milano,
aziende del territorio e Comuni interessati.
Questo post del Sindaco arriva come un fulmine a ciel sereno, perché il
documento – adottato prima dalla Città Metropolitana e poi approvato dalla
Regione Lombardia – regola un’attività delicatissima in merito agli
equilibri ambientali del territorio.
Non è facile trovare il giusto equilibrio tra esigenze sociali, economiche
e ambientali evitando danni irreversibili al territorio.
Ricordo la direttrice dell’aria tutela e
valorizzazione ambientale di CMM quando illustrava i documenti nell’ambito di
un processo di costruzione del piano “…più condiviso e partecipato da
amministrazioni comunali e dalle realtà locali” sviluppato attraverso un
monitoraggio dell’esigenza di territori molto approfondito vi è stata una fase
di conferenze, fasi di confronto per il quale si attendeva il contributo di
tutti.
Quella fu l’occasione per considerare
l’aggiornamento dei numeri relativi ai volumi del Piano Cave, che passavano dai
volumi autorizzati al 30/11/2017 dei 23 milioni ad un documento che raddoppiava
le previsioni (43 milioni di metri cubi) con la Cava di Vaprio – che confina
con il territorio di Pozzo d’Adda – coinvolta da questo
incremento.
Ma il Comune di Pozzo non era presente alla Prima
Conferenza di Valutazione e il primo Forum pubblico, nel corso della quale è
stato illustrato il Rapporto Ambientale Preliminare - Documento di scoping e le
Linee Guida per la costruzione del nuovo Piano Cave di Città metropolitana.
Parteciparono i rappresentanti di ANCE,
Assimpredil, Anepla, Confagricoltura Milano Lombardia, Coldiretti, SIGEA, WWF
Lombardia, Parco Nord Milano, Parco Agricolo Sud Milano, Regione Lombardia,
Comuni di Sesto San Giovanni, Cuggiono, Paderno Dugnano, Bollate, Casorezzo,
Basiglio, Bareggio, Vanzago, Gaggiano, Comitato No 3 pista Vanzaghello,
Arrivarono le osservazioni da Società Eredi di
Bellasio Eugenio, Gruppo Salute - Comitato Pero Ovest - Comitato Infindelafera,
Comune di Parabiago, Comune di Casorezzo, SNAM Rete Gas, Comune di San Vittore
Olona, Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi, Parco del Roccolo, ARPA
Lombardia e Comune di Bareggio.
Sono antipatico ai politicanti locali, perché con me "le chiacchiere stanno a zero".
E Pozzo d’Adda non era presente nemmeno alla
Seconda Conferenza di Valutazione ed il secondo Forum pubblico, nel corso della
quale furono illustrati i principali contenuti e documenti del Piano, del
Rapporto Ambientale e dello Studio di incidenza, fornendo tutte le informazioni
per la presentazione di pareri, osservazioni e proposte.
Hanno partecipato i rappresentanti di A2A SpA,
Assimpredil ANCE, Anepla, ARPA Lombardia, Assolombarda, Città metropolitana di
Milano, Consulta Cave, Arethusa srl, Comitati Bene Comune Cernusco – Salviamo
il paesaggio, Valdarenne di Vanzago, Ecologico Mantegazza, No Terza Pista di
Vanzaghello, Associazione 5 agosto 1991, Comuni di Cerro Maggiore, Zibido San
Giacomo, San Donato Milanese, Baiglio, Pantigliate, Mediglia, Pozzuolo
Martesana, Truccazzano, Monvil Beton srl, EIM srle per conto di Solter srl, Cosmocal
SpA, Eredi di Bellasio Eugenio snc, Sintexcal spa, Ecoasfalti SpA, Seratoni
Cave srl.
Il processo di approvazione del Piano Cave è stato lungo, articolato,
complesso e partecipativo, POZZO POTEVA FARSI SENTIRE E NON L'HA FATTO e le
prime 91 osservazioni presentate in CMM furono valutate – il 20 febbraio 2019 –
da gruppo di lavoro (“interno”) nominato a gennaio 2019.
Il sindaco metropolitano – attraverso proprio
decreto – prese atto della documentazione come parte integrante della proposta
di piano Cave e già in quella proposta vi erano elementi istruttori quali
determinazione del fabbisogno di materiali inerti.
Con Deliberazione del Consiglio regionale n. XI/2501 del 28 giugno
2022 è arrivata l’approvazione definitiva ("Nuovo Piano cave della
Città metropolitana di Milano”) tre anni di discussioni e istanze dei Sindaci
(anche di nuova elezione che per ovvie ragioni si erano persi
l’intenso lavoro di tutti gli attori del territorio (Città metropolitana di Milano,
Comuni, gestori parchi e operatori privati).
Non si ricordano osservazioni di Pozzo – né in fase di adozione né in fase
di approvazione – mentre ricordo gli interventi dei vari Sindaci (quello di
Vanzago anticipava il ricorso, vinto).
Grazie all’intervento di qualche Sindaco (più di tutti credo il primo
Cittadino di Vanzago) la Regione inserì un’ulteriore attenzione alla viabilità
del territorio approvando un emendamento che, di fatto, avrebbe dovuto
diminuire nel concreto gli effetti negativi dell’attività estrattiva, ossia
una viabilità alternativa che escluda il passaggio dei mezzi pesanti
dall’attraversamento dei centri abitati, andando così a ridurre l’impatto
ambientale, viabilistico e i disagi per i cittadini.
Il nostro Comune – ahimè – ha sempre latitato e
non è un caso che le opere strategiche sovracomunali con potenziali criticità
ambientali (biomas, cave, discariche) che sorgono sul territorio dei Comuni
limitrofi, insistano tutte sui confini con Pozzo d’Adda.
Il nostro Comune non ha interpretato – quand’era il momento - il disagio
potenziale generato dal Piano cave Città Metropolitana e gli impatti diretti
sul territorio, c’era il tempo di intervenire – come altri Comuni hanno fatto –
mobilitando la comunità per una pianificazione che avrà durata decennale.
Pozzo ha taciuto sulla proposta adottata dalla Città metropolitana di
Milano il 14 marzo 2019 ma soprattutto non si trova traccia nella Relazione
istruttoria, elaborata dagli uffici regionali, che ha recepito le indicazioni e
valutazioni del Comitato tecnico consultivo regionale per le attività
estrattive di cava del 22 dicembre 2020 e apportate delle modifiche alla
proposta di Città Metropolitana di Milano.
Poteva andare “molto peggio”, credetemi.
Quante richieste scritte sono state inoltraTE al sindaco per conoscere i motivi, i criteri e gli intendimenti rispetto all'importante questione?
Quante volte in consiglio sono state chiede informazioni sulle decisioni e se sono stati adottati (o non adottati) determinati
provvedimenti ? ve lo dico io: ZERO
Quante proposte di delibera – in questi anni – sono state discusse in
consiglio comunale sul tema, quante sono state le richieste di aprire un
dibattito politico – amministrativo su questo tema, per far fronte comune fra
politica e società?
Si arrabbiano, ma questi sono i fatti e ripeto: LE CHIACCHIERE STANNO A ZERO.
Il Sindaco di Vaprio era già intervenuto (Vaprio, ampliamento della cava:
"Uno sfregio grande tre volte il Duomo di Milano")
Il processo istruttorio del nuovo Piano cave ha definito 26 nuovi ambiti
estrattivi con 27 cave, in pratica il lavoro di “…minimizzazione del consumo di
suolo e razionalizzazione dell'attività di escavazione, con riduzione del
numero di insediamenti presenti sul territorio, dalle 37 cave ubicate
all'interno di 31 ATE del Piano cave 2006, alle attuali 25 cave (in 25 ATE)”
era da leggersi come una riduzione del numero delle potenziali cave estrattive
ma potenziale e ampliamento di quelle esistenti.
Una strana coerenza con il PTCP – Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale vigente della Città metropolitana di Milano - che richiama fra i
principali obbiettivi “limitare e razionalizzare l’apertura di nuove cave,
anche ai fini del contenimento del consumo di suolo”.
E ripeto, con queste premesse e a fronte di Comuni distratti come il nostro
con una classe politica disattenta e disinteressata poteva andare “molto
peggio”.
Gran parte dei giacimenti e degli ATE individuati nel Piano cave precedente
(2006) ricadono nel Parco Agricolo Sud Milano il cui Piano Territoriale di
Coordinamento ha espressamente previsto all'art. 45 c. 1 che "nel
territorio del Parco è vietata l'apertura di nuove cave ed è consentito il solo
ampliamento delle attività esistenti…".
In considerazione degli elementi descritti, la Città metropolitana di
Milano ha ritenuto non necessario individuare nuovi Giacimenti per Piano cave
successivo e – ripeto per la terza volta – poteva andare “molto peggio”.
Nessuno a Pozzo disse nulla nemmeno quando venne risposto che
“….l’individuazione di nuove aree estrattive, seppur generalmente individuate
su superfici di non elevato pregio naturalistico, genera consumo di suolo e
potrebbe portare a creare ulteriore frammentazione in un territorio già di per
sé fortemente urbanizzato” quindi si è preferito per l’ampliamento degli ambiti
estrattivi esistenti perché .”..seppur consumando nuovo suolo, consentirebbe di
mantenere una certa continuità con la realtà estrattiva attuale”.
Ma l’attività estrattiva genera una serie di impatti che possono avere una
ricaduta pressoché immediata sul contesto circostante, in particolare in
termini di inquinamento acustico, qualità dell’aria, incremento del traffico
veicolare, tutte variabili che incidono sulla salute umana e sulla qualità
della vita.
Quali indirizzi sono stati assunti da Regione per l’adozione di misure
volte al contenimento degli impatti sul territorio circostante legati
all’attività estrattiva?
Quali valutazioni sono state effettuate, nello specifico della Cava di
Vaprio d’Adda posta a ridosso del confine con Pozzo, per preservare ambiti più
sensibili da situazioni di eccessiva pressione viabilistica?
Chiudo, con qualche riflessione sulle uniche osservazioni (delle n. 91
osservazioni totali) giunte in CMM e Regione, che riguardavano la Cava di
Vaprio d'Adda.
Il Comune di Vaprio d’Adda ha ribadito con nota del 19 aprile 2019, in atti
regionali al n. 13699 del 23/4/2019 (“il Comune di Vaprio D’Adda esprime la
propria contrarietà, rispetto al Piano Cave adottato dalla Città Metropolitana
di Milano, all’espansione della cava denominata ATEg18 ubicata nel proprio
territorio”) in quanto già l’escavazione autorizzata nel 2006 “…è ormai
completata e solo meno di un terzo della superfice è stata riempita e riportata
a livello del terreno come da prescrizione” sosteneva il Comune di Vaprio “…e
il piano cave ha previsto per l’area di interesse una riduzione da 2.500.000 mc
a 1.500.000 mc di materiale di scavo riducendo quindi di 1.000.000 mc la
possibilità di scavo” arrivando alla conclusione che “…non ci sono più i presupposti
per ulteriori ampliamenti in quanto l’area precedentemente autorizzata nel 2006
ha esaurito i quantitativi autorizzati (2.500.000 mc)”.
Peraltro le aree di ampliamento essendo all’interno del costituendo PLIS
della Martesana che ha fra gli obbiettivi quello di tutelare le aree agricole
che si trovano nell’ambito del “collegamento verde” con la Città di Milano.
E ho sempre detto che i PLIS – senza governance – non sarebbero stati lo
strumento per opporsi alle grosse trasformazioni, ma solo un’alchimia
burocratica per “punire” i piccoli proprietari, con iniziative politiche o
vendette a carattere comunale.
Lo dissi a Cassina, lo ripeto oggi.
E infatti alle Osservazioni di Vaprio, la CMM ha “…preso atto della
valutazione espressa in merito al volume di Piano assegnato all'Ateg18,
giudicato eccessivo; si evidenzia che lo stesso è stato assegnato a seguito
delle valutazioni emerse in sede di Valutazione Ambientale Strategica e lo
stesso è frutto di elaborazioni che tengono conto delle esigenze produttive
delle ditte, verificate sulle attività pregresse, in rapporto al fabbisogno
complessivo stimato. Inoltre, a seguito delle osservazioni pervenute, si è
ritenuto necessario rivalutare l'estensione e la profondità del giacimento
utile, confermando il volume complessivo di 1.500.000 mc. (…) si provvede alla
riduzione della profondità massima di scavo indicata nella Scheda di Piano,
portandola da 20 metri a 13 metri anche in considerazione di quanto documentato
dall'operatore in merito all'individuazione del giacimento utile fino ad una
profondità massima di 13 metri dal piano campagna”.
In merito alle considerazioni espresse nell’osservazione sull'ampliamento a
Sud dell'ambito estrattivo “..si fa presente che il Piano Cave è uno strumento
pianificatorio sovraordinato rispetto alla programmazione locale e che ha
vigenza temporanea; inoltre, il PLIS Alto Martesana è stato inserito tra i
soggetti con cui la Società operatrice dovrà concordare il progetto. Nella
definizione dell'ambito estrattivo ATEg18, così come proposto a seguito
dell'esame delle osservazioni, è stato previsto il coinvolgimento delle
amministrazioni comunali e degli enti competenti tra cui la Soprintendenza che
ha richiesto di adeguare le geometrie dell'ambito estrattivo al contesto
paesaggistico circostante”.
Anche la Regione interviene nelle contro-deduzioni rilevando che “…il nuovo
piano cave va ad individuare un’area contigua al vecchio Ateg18 (praticamente
già esaurito) con l’intento di sfruttare l’area che nella pianificazione
2006/2016 era stata individuata come giacimento”.
La Regione ammette che il nuovo Piano – con la differente perimetrazione
della cava - ha attribuito all’ATEg18 mc 1.500.000 incrementando di fatto i
volumi di 1.185.717 mc.
Inoltre, la Regione - nella definizione dell'ambito estrattivo ATEg18, così
come proposto a seguito dell'esame delle osservazioni – ha prescritto un
coinvolgimento delle amministrazioni comunali e degli enti competenti, tra cui
la Sopraintendenza che ha richiesto “…di adeguare le geometrie dell'ambito
estrattivo al contesto paesaggistico circostante”.
Ad ogni modo, la Regione – preso atto della proposta di CMM e delle
controdeduzioni – ha ritenuto di non accogliere le osservazioni del comune di
Vaprio D’Adda.
Nell’estate del 2021, l’amministrazione comunale di Vaprio ha annunciato
un documento da inoltrare in commissione Ambiente di Regione Lombardia con cui
esprimere nuovamente “…contrarietà al progetto di Città Metropolitana, in fase
di studio al Pirellone, in cui si prevedono nove escavazioni pari a un milione
e mezzo di metri cubi che vanno ad aggiungersi ai due milioni e mezzo estratti
nel corso degli ultimi anni”.
La posizione del comune Pozzo d’Adda emerge solo
adesso a marzo del 2025.