Come noto, la prossima domenica (22 ottobre) in Lombardia - e Veneto, seppur con proprie differenze - si terrà il referendum sull’autonomia.
Mi sembra elemento di correttezza far conoscere ai Lettori del Blog, quale sia la mia posizione in merito e lo farò in testa a questo post.
Domenica voterò SI al referendum sull’autonomina e lo farò - sostanzialmente - mosso da quelle stesse ragioni che mi spinsero a votare (e sostenere) NO al referendum costituzionale del 4 dicembre.
La Repubblica - così come nemmeno l’autonomia - non esisterebbero se il popolo non le avesse fortemente volute.
A sostenerlo questo fu Alcide De Gasperi, probabilmente il più "grande" dei padri della cultura democratico-cristiana, a cui mi riconosco nell'esercizio del mio mandato e attività politica.
Il 22 Ottobre voteró Sì perchè condivido l’esigenza di mandare un messaggio chiaro al governo che verrà, lasciare sulla scrivania del prossimo Premier una chiara volontà popolare:
mettere il piede sull’acceleratore dell’autonomia differenziata, affichè domani chiunque governi Regione e Stato non possa fingere che non sia successo niente.
Affermare che alcune regioni cosiddette ‘virtuose’ possano gestire meglio - rispetto quanto faccia oggi lo Stato - alcune competenze, credo non sia una bestemmia anzi questo è previsto dalla Costituzione (art 116).
Quella stessa Costituzione a cui tutti gli Statisti di casa nostra - in momenti e opportunità differenti - hanno definito la "..più bella del mondo".
Non saprei dire se sia davvero "...la più bella del mondo", ma senz’altro dispone di un valido sistema di pesi e contrappesi, che vale la pena non disperdere.
Ad ogni modo, attualmente la Costituzione già prevede la facoltà - per le Regioni - di chiedere "Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie (.....) e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all'organizzazione della giustizia di pace, n)e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato".
Ovviamente "...su iniziativa della Regione interessata".
Ho molta simpatia per tutte quelle iniziative mosse da parte di chi governa, detiene l'onore e l'onore di effettuare scelte importanti e tende a coinvolgere - preventivamente e quando non ne corra l’obbligo - la popolazione.
Quasi tutti - seppur con diversa intensità e differenti ragioni - sostengono il SI, alcuni invitano a non andare a votare, perdendo un'occasione per starsene zitti e accettare la democrazia in tutto il suo splendore.
La trasversalità è importante per sterilizzare la tentazione di voler attribuire una "paternità politica" a questo referendum, che qualcuno tende a minimizzarne l'importanza ricordando che è solo "consultivo".
Anche la Brexit ebbe inizio da un "consultivo".
Il copyright dell’autonomia non è di nessun partito politico, il voto del popolo sarebbe la vera differenza, la partecipazione alle urne legittimerebbe un'esigenza condivisa da tutti, di avere una Regione Lombardia nelle condizioni di gestire altre 23 materie.
Il Centrosinistra è - come al solito - frammentato e presenta le 1000 contraddizioni di un partito che parla con 1001 voci diverse.
Ovviamente tutte rigidamente differenti fra loro, arricchite dai soliti "ma, se, però e forse" che per comprendere occorre strizzarsi il cervello ed effettuare voli pindarici alternati ed equilibrismi mentale che fanno perdere tempo e pazienza.
Di masturbazioni politico-culturali siamo davvero esausti, i professionisti del sofismo intellettuale, chiusi nella fumosa sezione di partito parlano di "spreco di denaro pubblico per ottenere qualcosa che la Costituzione già consente di fare".
Ecco, sono gli stessi che - se non fosse stato il referendum - avrebbero sostenuto "...era fondamentale fare un referendum sull’autonomia. Il referendum è la massima espressione della democrazia, i cui costi sono giustificati dalla democrazia stessa".
Penso che la "consultazione popolare preventiva" abbia il suo fascino proprio perché - affiancato al già molto chiaro "indirizzo politico" dei partiti che sostengono la Giunta regionale - viene chiesto uno specifico e preciso mandato sul tema autonomia, che consenta di trattare con il Governo centrale "ulteriori forme di autonomia".
Cosa ben differente dall’indipendenza, che paventano i pochi detrattori dell’iniziativa referendaria, come se non fosse la Costituzione Italiana a prevedere che siano le regioni a poter - attraverso propria iniziativa - chiedere maggiore autonomia nella gestione delle proprie risorse.
Una breve riflessione.
Purtroppo, anche questa volta c'è chi invita a "non andare a votare".
Il Voto è un diritto - senz’altro - ma al tempo stesso è un dovere, a cui nessuno dovrebbe sottrarsi.
Addirittura alcuni nostri politici locali del PD - ammesso che politici e del PD lo siano davvero - hanno invitato i concittadini a non andare a votare.
Un giorno scrivono che "i nostri nonni sono morti per il diritto al voto" il giorno successivo cambiano idea, per l'opportunità del giorno.
Chiudo, augurandomi che almeno il 40% degli aventi diritto si rechi alle urne RICORDANDOSI L'IMPORTANZA DEL VOTO avendo ben presente che fra Monti, Renzi, Letta e Gentiloni non ne abbiamo votato nemmeno uno.
Tutti piazzati dal PD senza passare dalle urne.
Saluti
Andrea Maggio
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