Ed ecco una nuova, sicuramente non ultima puntata dea lunga serie “IL DECRETO”, appena pubblicato e che allunga le misure di contenimento dell’epidemia di coronavirus al 3 maggio.
Ma a partire dal 14 aprile si consente la riapertura di alcune attività non considerabili di prima necessità.
Ho appena finito di leggerlo, già avevo sentito la conferenza stampa di Conte nel corso della quale ha (direi curiosamente) dato grande importanza - quasi prioritaria - alla silvicoltura, sottolineando l’importanza dell’approvvigionamento di legna combustibile, attività che non può fermarsi oltre.
Curiosa la scelta di esordire con la silvicoltura, quando un paese intero è in ginocchio. Mi ha fatto sorridere, perché conosco questi “messaggi”.
Un decreto un po’ strano, mi sono ripromesso di non esprimere giudizi di merito - intendo stare al fianco delle istituzioni a tutti i livelli - ma ha colpito anche come l’elenco delle aperture si apprende dal testo e del decreto in modo confuso, mentre nella versione completa è riportato soltanto negli allegati al Dpcm.
Quindi riaprono le cartolerie (nelle scorse settimane abbiamo assistito a proteste, di tutte quelle famiglie con dei figli che svolgono attività didattiche da casa).
Consentitemi una battuta: il gruppo whatsapp genitori è influente almeno come altre autorevoli gruppi di pressione come Confindustria.
Riaprono le librerie (strano) e le rivendite di abbigliamento per bambini e neonati (stranissimo! Poi mi spiegano dove devono andare)
Leggo che riprende la produzione di fertilizzanti e prodotti chimici per l’agricoltura e quella di utensileria manuale, c’è l’industria di legno e sughero (esclusi i mobili) ma ci sono anche gli articoli in paglia e i materiali da intreccio, mentre assieme alla costruzione di Pc e periferiche si potranno ricominciare a produrre anche componenti e schede elettroniche. Ripartiranno anche le attività di riparazione e manutenzione di aerei e treni, oltre alla cura e manutenzione del paesaggio.
Riparte produzione carta e cartone ;adesso si spiega tutto, con l’esordio di Conte molto curioso), i call center sono consentite solo «in entrata», per le risposte alle chiamate degli utenti per informazioni o per trattare con i clienti per assistenza o reclami.
Quindi - nessuno si offenda - ancora per un po’ non avremo le rotture. (Magari chiamano dalla Bulgaria ma non dall’Italia)
Il Dpcm introduce poi una serie di misure per ridurre le possibilità di contagio durante la spesa.
Alcune delle quali già applicate, dai guanti monouso al gel per disinfettare le mani disponibili accanto alle casse, anche vicino ai sistemi di pagamento, fino alle mascherine per i lavoratori.
E orari più lunghi per evitare code (e quindi rischio assembramenti).
Tra le indicazioni anche pulizie almeno due volte al giorno.
E poi ingresso uno alla volta nei piccoli negozi e dove possibile, percorsi diversi per entrate e uscite.
Domani vi racconto meglio, adesso vado a letto
Andrea
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