Ho già scritto delle Primarie del PD
(http://andreamaggio.blogspot.com/2023/02/sulle-primarie-pd.html ) e anticipai subito che sarebbero state “interessanti e non scontate”
E infatti, uscita da un algoritmo dell’iper buonismo - contro i pronostici ufficiali - vince la Schlein e diventa segretario del PD vincendo contro Bonaccini
Come tutti sanno, il PD non è il partito in cui milito e che mai ho votato ma le primarie per decidere il futuro del PD devono interessare tutti.
Il post (http://andreamaggio.blogspot.com/2023/02/sulle-primarie-pd.html) è una forma di rispetto nei confronti di un nobile passaggio democratico
Inutile ricordare quanto sia un convinto sostenitore di ogni consultazione democratica che prevede - come in questo caso - indicazione di una preferenza
Il precedente post riporta: <<…Qualunque sia il risultato finale, gli effetti saranno importanti le cui coinvolgeranno tutti gli aspetti della vita politica, a tutti i livelli ..>>
Che abbia vinto una radical chic sostenuta dai “vecchi saggi” che hanno fatto degli autori del nuovismo una leva di consenso importante (esterno al partito) non può non interessare tutta la politica.
La “Ditta ex PCI” si riprende definitivamente il partito, Bonaccini perde - con lui i tanti amministratori locali Pd che si erano espressi a favore della sua mozione - tramonta il sogno di tornare ad essere un partito trainante a livello nazionale
Vincono i numerosi esponenti “anziani e potenti” che a livello nazionale hanno scelto di schierarsi per Schlein, che rappresenta la legittima voglia di recuperare un’identità di sinistra in salsa movimentista, ideologica, astratta e populista (lotta alle diseguaglianze, la giustizia climatica e sociale, immigrazionista).
Il PD sarà un partito fortemente identitario, ma lontano anni luce dalle percentuali auspicate e di forza trainante di governo.
Con la Schlein c’è Franceschini Orlando Bettini Zingaretti e tutta la ditta ex pci, gente che sa mandare avanti il “nuovismo” per assestare la loro influenza
La nuova segretaria Schlein sposterà il partito molto più a sinistra e il PD - così come lo abbiamo sempre conosciuto - è definitivamente archiviato.
Vedo un partito chiudersi definitivamente nei salotti di una sinistra radical chic del 12% peraltro a traino dei #M5S che del populismo sono i “titolari”
Vedo un PD che proverà ad aggredire l’elettorato ideologico, ma - di conseguenza - lascerà scoperte praterie nel campo moderato, nel mondo produttivo e industriale.
Un “PD pentastellato più movimentista” (sardine ecc) che offrirà il fianco destro a conseguenti appetiti di un centro in via di sviluppo.
Al quadro politico nazionale serve progetto politico che possa intercettare i flussi elettorali moderati in inevitabile emorragia pd
Dal 2007 a oggi il Partito democratico ha avuto in totale nove segretari, quattro dei quali sono stati eletti con le primarie.
Nel 2007, nel 2009, nel 2013, nel 2017, nel 2019 e infine queste 2023
Il calo dell’affluenza - in ambo i momenti (quello degli iscritti sia in quello aperti a tutti gli elettori del partito) - è in linea con il dramma della partecipazione ai seggi che stiamo registrando ad ogni tornata elettorale.
Dai 3,5 milioni della prima tornata per scegliere il segretario Veltroni, ieri (forse) un milione si è recato al voto per scegliere la nuova segretaria
Le primarie del 2009 sono quelle in cui per la prima volta è stata prevista una prima fase riservata al voto degli iscritti nei circoli, vinse Bersani
Poi arrivò la “stagione Renzi” (il partito divenne la forza nazionale per definizione, 41%) e Renzi vinse con il 67,5 per cento dei voti (circa 1,9 milioni) staccando di quasi 50 punti Gianni Cuperlo.
Votarono 2,8 milioni.
Nel 2017 vinse ancora Renzi con il 66,7 per cento dei voti, staccando i due sfidanti Andrea Orlando e Michele Emiliano, fermi rispettivamente al 25,2 e all’8 per cento.
Votarono circa 1,8 milioni.
Penso che Renzi rappresentó per molti elettori del pd, la concreta speranza di sottrarre il partito dalle mani ex PCI
Nel 2019 vinse Nicola Zingaretti con il 47,4 per cento delle preferenze, seguito da Maurizio Martina al 36,1 per cento e Roberto Giachetti all’11,1 per cento.
Votarono circa 1,6 milioni.
Questa volta - come in tutte le tornate elettorali recenti - sono andati a votare i più “appassionati” e la partecipazione si è ridotta ad un terzo rispetto alla prima edizione.
Numeri rispettabili in un questo momento storico “con urne così poco partecipate” ma comunque ridotti a meno della metà di quando eleggeva Renzi (che vinse con più del 67% in un partito del 41%)
La vittoria della Schlein è stata accolta festosamente negli ambienti di centrodestra
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