Da quel 4 ottobre 2021 quando i residenti di Pozzo d'Adda - o perlomeno quel 35,6% dei pochi che votarono - hanno scelto l'attuale Amministrazione nella speranza di incontrare un "cambiamento".
Sono passati più di 3 anni da quando - votati da 834 persone dei 6.472
residenti – ha preso vita un mandato debole di un’Amministrazione poco
rappresentativa.
Poco più di un pozzese su 10 (12,88%) si è recato alle urne per votare la
lista del Sindaco.
Un po' poco, perché se è vero che fra quel 88% vi è una fetta di popolazione che non poteva votare, è anche vero che rientra nella grande maggioranza di residenti che non possono dirsi coinvolti e affezionati al processo amministrativo.
le gestioni votate da una piccola quota di elettori della minoranza degli aventi diritto al voto iniziano il mandato con gravi deficit rappresentativi.
Non è una critica, ma un dato inconfutabile.
La legislatura prosegue fra (poche) luci e (molte) ombre, anche se – prima
di lasciarmi andare in considerazioni prematuramente lapidarie - penso sia
giusto aspettare.
Siamo ad un bivio, i prossimi 10-12 mesi saranno decisivi per la formulazione di un giudizio su cosa sia stata l’attuale gestione Villa:
o legislatura di riscatto
o il consueto fallimento amministrativo, a cui siamo stati abituati in questi ultimi decenni.
L’opinione dei Pozzesi – e quindi la possibilità del Sindaco di ambire ad un secondo mandato – sarà caratterizzata dall’esito di alcuni passaggi strategici ambiziosi e delicati e dalla capacità dell’attuale giunta di “mettere a terra la speranza di cambiamento di un paese".
Compito difficile, il silente lassismo su alcuni temi desta preoccupazione, un silenzio sfiduciato dei collaboratori del Sindaco sono l’espressione di una preoccupazione razionale e delle difficoltà incontrate in questi 3 anni, non risolte e non superate.
Due settimane dopo aver conseguito la vittoria elettorale ed essersi
insediati alla guida del paese, il 21 ottobre 2021 venne approvata una deliberazione
consiliare (n. 46) con cui furono approvate le linee programmatiche di mandato.
Si trattò della delibera rappresentativa delle politiche da sviluppare nel
corso del primo triennio, declinate in programmi, che costituirono la base di
quella che sarebbe dovuta diventare attività amministrativa.
Ricordo di aver letto impegni e promesse che hanno acceso la speranza nei
Cittadini, fra queste:
“L’amministrazione deve (...) rispondere alle esigenze di una comunità in
continua trasformazione che chiede al risposte rapide, efficaci, efficienti ed
economiche (…) È necessario ristrutturare alcuni impianti e adeguare le
strutture esistenti in funzione delle esigenze dello sport agonistico e
amatoriale”.
Oggi possiamo affermare con assoluta certezza che “…nel corso del primo triennio” la condizione di alcune strutture sportive è addirittura peggiorata e vive una condizione di degrado avanzato.
Situazione addirittura peggiorata rispetto al passato, degrado delle pareti
in costante aumento, senza illuminazione negli spogliatoi e bagni (da settembre
almeno fino a ieri)?
Da un lato, bisogna ammettere che il Sindaco – insieme alla sua Giunta – ha
iniziato la legislatura in una condizione drammatica, un paese violentato per
anni e “saccheggiato da devastanti scorribande politico amministrative nel tacito
assenso di un “mastodontico consorzio politico” che ha investito tutta la
politica locale.
In un paese che ha visto la residenza raddoppiare in pochi anni e che ha
registrato un consumo di suolo irrazionale e senza le necessarie urbanizzazioni,
i residenti hanno subito la pantomima di una politica locale imbalsamata (“tu
fai finta di governare, io faccio finta di fare opposizione consiliare, poi tanto
governerò io e tu – mi raccomando – non criticarmi troppo”)
Nel corso di questo triennio si sono registrate timide migliorie – perlopiù di "impostazione" rispetto al passato – ma resta l’insufficienza amministrativa e gestionale di alcuni comparti del Comune: ingolfati, deficitari e talvolta assenti.
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