Questo scritto vuole essere uno stimolo alla riflessione, come sempre, con la stima e il rispetto che nutro verso i Sindaci dei Comuni coinvolti, due dei quali conosco personalmente e con cui intrattengo rapporti cordiali.
Come sanno i lettori del blog, le riflessioni politiche devono servire da sprone per fare meglio, per prestare maggiore attenzione e per evitare errori che potrebbero pesare sul futuro del nostro territorio.
Come riportato da un importante mezzo di informazione locale, la zona della Martesana è stata recentemente interessata da una novità che merita attenzione, poiché le sue potenziali ripercussioni sociali rischiano di non avere effetti positivi sull’ambito territoriale.
Il Comune di Milano ha infatti condotto un censimento dei propri immobili e delle aree di sua proprietà situate nei Comuni di Cologno Monzese, Gessate e Gorgonzola, in prossimità dei prolungamenti verso est della Linea Metropolitana 2.
Il censimento ha individuato diverse aree residuali — spesso derivate dalla realizzazione dell’infrastruttura metropolitana — come i parcheggi nei pressi delle stazioni di Cologno Nord e Cologno Centro, oltre a terreni presenti nei territori di Gorgonzola e Gessate.
Da qui è nato un confronto tra amministrazioni, con l’istituzione di un Tavolo di Coordinamento Intercomunale, finalizzato allo sviluppo di un progetto apparentemente nobile, denominato “Sistema Abitare – Aree esterne Milano direttrice est”.
Ma attenzione: dietro la legittima volontà del Comune di Milano di riordinare e valorizzare il proprio patrimonio immobiliare situato fuori dai confini cittadini, si cela il rischio che la Martesana diventi un laboratorio di “esternalizzazione” della funzione residenziale popolare del capoluogo.
In altre parole, Milano potrebbe trasferire fuori dai propri confini quella parte di edilizia abitativa che oggi caratterizza alcune sue periferie, con tutte le criticità sociali e urbanistiche che conosciamo.
Non basta firmare protocolli “in un’ottica integrata metropolitana e di rigenerazione locale”: occorre monitorare con attenzione le reali finalità del progetto milanese, valutando con rigore la sostenibilità di ogni nuovo carico urbanistico e la qualità dell’“abitare” nella Martesana.
Servono progetti che valorizzino la qualità dei servizi, gli spazi di relazione, la cultura, lo sport, la sicurezza.
L’abitare di qualità non può e non deve peggiorare per effetto di decisioni prese altrove.
Trattare un tema sensibile come quello della casa in chiave “integrata” con il Comune di Milano non rappresenta necessariamente un’opportunità per i Comuni della Martesana.
L’idea di creare una sorta di enclave dei sobborghi milanesi, con un’offerta di edilizia popolare, non affascina e non risolve il problema della casa di qualità.
I Comuni sono — e devono restare — i pilastri delle politiche abitative di ambito.
La co-progettazione con Milano, su aree di sua proprietà, suscita preoccupazione alla luce della visione che la città ha spesso dimostrato di avere nei confronti delle proprie periferie: zone abitate ma non realmente servite.
La questione è rilevante, e la politica locale ha il dovere di monitorare attentamente, prima che il territorio della Martesana rischi di diventare un’estensione delle periferie più delicate del capoluogo.
Sarebbe, appunto, una polpetta avvelenata impastata dal Comune di Milano — e destinata alla Martesana.

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