Riconosciuto anche a Cassina Dè Pecchi il diritto dei bambini di mangiare in mensa il cibo domestico.
I bambini che scelgono il pasto domestico potranno consumarlo in mensa in tavoli distanziati e con la sorveglianza degli insegnanti per evitare il rischio di scambio di alimenti
Dovranno utilizzare contenitori idonei (non di vetro) a conservare il cibo per alcune ore e non si potrà in alcun modo riscaldarli o riporli nei frigoriferi della scuola.
Quindi dovranno essere utilizzati cibi non deperbili, che si conservano anche fuori dal frigo.
Si dovrà portare tutto il necessario ed avere cura di riordinare il tavolo della mensa.
Rimane in capo ai genitori l’obbilgo di fornire una dieta varia e in linea con le vigenti normative.
Questa la grande novità, TANTE SONO STATE LE RESISTENZE mascherate da aspetti socio-educativi, incontrate in questi mesi.
Una strisciante contrapposizione che ovunque ha visto dirigenti scolastici, divisi tra chi ha iniziato ad aprire gli spazi mensa anche a chi porta la “schiscetta” e chi sta ancora provando ad impedire l’esercizio di tale diritto (spesso supportati dall'assessore di turno).
A Cassina - nonostante le iniziali difficoltà - il diritto di questi bambini e dei loro genitori è stato riconosciuto.
Una battaglia di alcuni genitori cominciata a Torino, quando a fronte di un prezzo insostenibile della mensa e di una qualità molto discutibile, alcuni genitori hanno fatto ricorso al Tribunale di Torino, per veder riconosciuto il diritto di poter portare il pasto al domestico rinunciando al servizio mensa.
Con la collaborazione dall’Avvocato Giorgio Vecchione, anche lui genitore indignato comincia una battaglia legale lunga e complessa.
La sentenza n. 1049/2016 della Corte di Appello di Torino da ragione ai genitori, riconoscendo il diritto al pasto domestico.
In principio c’è stato il caos nelle scuole perché si era creata una vera e propria opposizione e i bambini venivano isolati e fatti mangiare in altri locali della scuola ma non in mensa.
Sempre il Tribunale, ha poi chiarito il diritto dei bambini che scelgono il pasto domestico di consumarlo nel Refettorio insieme agli altri bambini, semplicemente in tavoli distanziati e sorvegliati per evitare scambio di alimenti.
In uno Stato libero e liberale i servizi integrativi NON POSSONO ESSERE OBBLIGATORI e i vantaggi dell’avere un servizio non obbligatorio sono importanti: di sicuro se le aziende fornitrici del servizio vogliono evitare le disdette da parte dei genitori dovranno offrire un servizio di qualità.
E' normale che la Ditta fornitrice dei pasti veda come fumo negli occhi la concorrenza col pasto portato da casa, infastidisce (disgusta) molto la difesa corporativa da parte di Politici o alcuni futuri politici in Commissione Mensa.
Molto curiosa.
Difficilmente si può ottenere la qualità se un servizio è obbligatorio,
Le aziende, del resto, guardano agli utili e - in passato - abbiamo già parlato di quanto il controllo da parte di una Commissione sia fondamentale.
Perché basta una piccola variazione di menù ogni tanto (pasta al Sugo invece della Pasta al ragù) che il privato riesce a far quadrare i conti.
Per questo chi rappresenta il "pubblico" - ove delegato - non può che fare l'interesse generale.
Ad ogni modo e aldilà della decisione dei singoli, mi sembra che questa nuova facoltà sia un'opportunità per i genitori con tanti figli.
In questi giorni nuova ondata di cartelle a ruolo (equitalia) per l’indebitamento delle famiglie rispetto al pagamento del pasto mensa.
LA FAMIGLIA è il vero tema sul quale la politica deve costruire le proprie offerte.
Andrea Maggio
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