Questa
volta è davvero grave.
Il
centro politico – luogo politico al quale ho sempre fatto riferimento – è
praticamente evaporato.
Un
tempo nobile espressione del ceto moderato dal quale è stato governato il Paese
dal Dopoguerra alla Prima Repubblica, che con tutti i difetti e le imperfezioni
appesantite dal sistema, in passato diede all’Italia una classe politica di
altro spessore rispetto all’attuale.
Insieme
a Noi con l’Italia, Civica popolare della Lorenzin, Popolo della Famiglia hanno
racimolato 800.000 voti, non esattamente ciò che si aspettavano in molti.
La
classe dirigente di partiti politici che a quest’area si richiamano ha
sostanzialmente fallito, Noi con l’Italia invece di “…superare agevolmente la
soglia del 3%” ha ottenuto 1,26%.
I
progetti che nascono per saziare gli appetiti dei 5-6 leader non funzionano,
durano una manciata di giorni, spariscono come sono comparsi.
Ma
fin quando a sparire questi “contenitori senz’anima” – si ostinano a volerli
chiamare Partito (da prefisso telefonico) – non credo ci sia qualcuno rattristato,
piuttosto preoccupa l’ulteriore passo verso la scomparsa di un luogo politico “IL
CENTRO” che ha comunque avuto un seguito ventennale anche dopo “la discesa in
campo” di Berlusconi.
Una
presenza quest’ultima davvero forte e incombente, che senz’altro aveva ridimensionato
il ruolo degli eredi della Democrazia cristiana ma non annichiliti, anche se nella
logica del bipolarismo hanno (spesso) vagato nell’attesa del Messia e che
cambiassero le condizioni politiche (ritorno al proporzionale).
Divisi
in schieramenti opposti, ma mai scomparsi nonostante la tremenda diaspora post-Tangentopoli.
Sono
discretamente giovane, ma ho assistito alla nascita di un numero imprecisato di
soggetti politici, che puntualmente si richiamavano ai valori e tradizioni democratico-cristiane.
Tendenzialmente
ho sempre seguito “lo scudo crociato” (giovanissimo partecipai al Primo Congresso UDC)
e puntualmente ho dovuto ingoiare “unioni, fusioni, federazioni, gemellaggi,
apparentamenti ecc…”.
Ora
ci siamo, con le elezioni politiche del 2018 credo che lo Scudo Crociato debba
esser tolto di mano agli autori di questo fallimento (che peraltro sono talmente pochi da dover aderire al gruppo parlamentare di Forza Italia) piuttosto vada consegnato agli
archivi della storia.
La
classe dirigente non era degna di rispolverare lo scudo crociato, un simbolo che
non meritava l’umiliazione ricevuta con quell’1,26%.
Il minore richiamo elettorale – in una competizione che ha visto esordire tra i votanti i ragazzi nati nel 2000 – è probabile, ma i valori che trasmette quello scudo crociato sono tutto sommato ancora attuali e – per aver un soggetto del 6,9 % (2002) bisogna avere energia per trasmetterli non solo per pensare alle poltrone dei capi e il nepotismo.
Il minore richiamo elettorale – in una competizione che ha visto esordire tra i votanti i ragazzi nati nel 2000 – è probabile, ma i valori che trasmette quello scudo crociato sono tutto sommato ancora attuali e – per aver un soggetto del 6,9 % (2002) bisogna avere energia per trasmetterli non solo per pensare alle poltrone dei capi e il nepotismo.
Basti
pensare, che quand’ero capogruppo UDC in consiglio Comunale, a Cassina il partito ottenne quasi 700 voti.
Oggi solo 70 e sono quasi tutti di altre realtà aggregatesi al progetto (per divenire NOI CON ITALIA)
Il
4 marzo è stato impietoso: 1,3% alla Camera, 1,2 al Senato.
La
desertificazione dell’area centrista ha diverse ragioni, la qualità di chi non
è stato in grado di tematizzare la proposta, ma soprattutto questo continuo “via
e vai” che ha sdegnato, anche chi come me ha la crosta.
Ad
esempio, io sono stato all’interno dell’UDC fino a quando – se nessuno mi
avesse avvertito – appresi dal TG che il mio nuovo partito si sarebbe chiamato
NOI per L’ITALIA e i leader erano diventati – improvvisamente – ex ministri di
Renzi (Lupi).
Nulla da eccepire, non posso competere con questi mostri sacri della poltrona, ma con la mia faccia non consento a nessuno di giocare.
Le aggregazioni fritto misto non servono a guadagnare voti rispetto alla sommatoria dei singoli soggetti associati, perché in politica 1+1 non fa 2, ma sempre meno.
Nulla da eccepire, non posso competere con questi mostri sacri della poltrona, ma con la mia faccia non consento a nessuno di giocare.
Le aggregazioni fritto misto non servono a guadagnare voti rispetto alla sommatoria dei singoli soggetti associati, perché in politica 1+1 non fa 2, ma sempre meno.
Hanno
devastato un bellissimo luogo politico – il centro – facendo perdere la necessaria
credibilità, rendendolo un contesto utile a ritagliarsi le poltrone per i "capi".
La misura del disastro la troviamo nel patrimonio disperso in Sicilia (perso il 7% perso in pochi mesi) e nelle scissioni, riaggregazioni e nuove denominazioni avvenute negli anni e nel corso della legislatura.
La misura del disastro la troviamo nel patrimonio disperso in Sicilia (perso il 7% perso in pochi mesi) e nelle scissioni, riaggregazioni e nuove denominazioni avvenute negli anni e nel corso della legislatura.
I
risultati del 4 marzo raccontano una cosa: una forza centrifuga alimentata da
una pessima gestione politica della classe dirigente ha cancellato legittime
aspirazioni, di chi come me pensava che un soggetto di centro (del 6/7%) potesse tornare
decisivo.
Fin
quando il centro resterà nelle mani di chi usa lo scudo-crociato unicamente per conquistarsi la poltrona, sarà difficile
avere prospettive positive.
Più
ci penso e più vivo con orgoglio la mia scelta di esser pronto per iniziare una
stagione da “Civico” e concentrarmi su Cassina dè Pecchi e il prossimo futuro.
Andrea Maggio
Andrea Maggio
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