venerdì 16 marzo 2018

@MAGGIOrMENTE N.2 - DINAMICHE INCERTE


Renzi: «Il mio ciclo alla guida del Pd è finito. Sono stati quattro anni difficili ma belli. Abbiamo fatto uscire l’Italia dalla crisi. Quando finirà la campagna di odio tanti riconosceranno i risultati. Ma la sconfitta impone di voltare pagina. Tocca ad altri. Io darò una mano. Continuerò a farlo con il sorriso: non ho rimpianti, non ho rancori [...] Siamo passati da 13 milioni di voti del referendum ai 6 milioni di domenica scorsa. Abbiamo dimezzato i voti assoluti rispetto a quindici mesi fa. Allora eravamo chiari nella proposta e nelle idee. Stavolta — e mi prendo la responsabilità — la linea era confusa, né carne né pesce: così prudenti e moderati da sembrare timidi e rinunciatari. Dopo un dibattito interno logorante, alcuni nostri candidati non hanno neanche proposto il voto sul simbolo del Pd, ma solo sulla loro persona».

E Matteo Renzi ha annunciò le dimissioni, in una sala piena zeppa di democratici.

Sarà Maurizio Martina a traghettare il partito verso il congresso (probabile ad aprile) e siccome le primarie sono cosa seria, prima ancora che molti di voi decideranno di regalare 2 euro al PD, vi anticipo che sarà eletto segretario Delrio.

Qualcuno, che ama guardarsi il film seduto senza anticipazioni, mi starà odiando ma Delrio è un renziano che ultimamente – per opportunità politica – s’è fatto un po’ meno renziano, per compiacere tutti nel partito.

Ad ogni modo, Martina ha lasciato la carica di ministro dell'Agricoltura, assunta - ad interim - da Gentiloni, fra un po’ scoprira il “piacere” dei ruoli di potere (segreteria) e come tutti, lavorerà per “il bene di tutti” (tradotto: vorrà restarci il più a lungo possibile)

Al momento, la formazione di un governo appare complessa, tutti gli uomini del PD confermano la volontà di restare all’opposizione (anche se...) tranne il pugliese Emiliano.

Le presidenze di camera e senato – da prassi – spettano ai due vincitori, quindi una ai cinque stelle e una Lega, ma è da considerarsi un “fatto tecnico” e non si prefigurano scenari che prevedano accordi per un governo insieme.

Il leader leghista indispettisce Berlusconi, snobba Forza Italia ma che la presidenza di una delle due Camere vada alla Lega è conseguenza naturale.

Forza Italia sembra in liquidazione, in troppi aspettano il Big Bang che accadrà non appena Berlusconi uscirà dal terreno di gioco.

Tutti i forzisti vorrebbero tanto evitare il ritorno al voto, chi per ragioni politiche (Berlusconi) chi per timori elettorali (peones)

Sembra esclusa la possibilità di un “governo del presidente” o istituzionale o come cavolo preferiscono chiamarlo. Berlusconi ha proposto a Salvini la candidatura unitaria (e quindi elezione quasi certa) alla presidenza del Senato.

Probabilmente per neutralizzare il “forte” alleato, arginando l’attività politica di una politico molto mediatico e dai temi “forti”.

O farsi dire di NO e proporre P. Romani 

E infatti Salvini ha rispedito al mittente la proposta, immagino con il sorriso, adesso in FI vogliono la carica di Presidente del Senato.

Fra lega e M5S ci sono diversi punti di contatto, le due piattaforme su alcuni temi parlano la stessa lingua.

L'intesa giallo-verde (M5S-Lega) difficilmente potrebbe durare tutta la legislatura, ma l’eventualità darebbe a questa maggioranza la facoltà di eleggere – nel 2022 –  il successore di Mattarella.

Intanto a Strasburgo, nell’ultima ha salutato con una conferenza stampa l'Europarlamento (speravo che andasse almeno per l’occasione) ha detto che la Lega è pronta a infrangere il vincolo del 3% stabilito a Maastricht.

Tutto questo un attimo dopo, che il ministro Padoan –  a Bruxelles – definiva il proprio Stato  “un elemento di incertezza per l'Unione europea”.

Mi chiedo fino a quando dovremo avere rappresentanti, che vanno in giro per l’Europa a gettare fango e preoccupare i mercati.





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