"Letta, l’antifascista a puntate - si legge nel post - Ai tempi di Renzi d’Arabia, ormai non ci si stupisce più di nulla. Uomini e donne delle Istituzioni e del cosiddetto campo “progressista” vanno ad #Atreju, a casa della #Meloni a legittimarla sperando magari di ricevere i voti per una ipotetica candidatura alla presidenza della Repubblica. Letta da buon democristiano, cerca di far credere di essere il capo del più grande partito della sinistra, ma di sinistra il Pd non ha più nulla da decenni".
Il messaggio è scritto con i piedi, per buona parte incomprensibile, a restare chiaro resta solo lo scivolone.
Premesso che i nipotini di Stalin dovrebbero sciacquarsi la bocca quando parlano di Democristiani (visto che se non fosse stato per la loro ferma scelta dell’atlantismo che i compagni osteggiavano, saremmo stati un’altra Italia, probabilmente sotto le macerie del fallimento globale del comunismo …) credo che il messaggio stravagante è antistorico e soprattutto ANTIPOLITICO.
La politica è confronto e dialogo sincero. Sia il confronto che il dialogo presuppongono le fondamenta dell’ascolto e della libertà di parlare, cioè della discussione anche se accesa.
Bene ha fatto Letta ad accettare l’invito al confronto, perché è uno stimolo ai ragionamenti, alla crescita e alla consapevolezza.
La politica ha perso il fondamento dell’oratoria, intesa come arte del comunicare, senza la quale è scemata a improvvisazione e “teatralità”.
Ecco, l’illusione di essere i distributori di “patentini di legittimità” candida l’ANPI (o perlomeno questi lontani parenti dei veri partigiani che ANPI fondarono…!) in questa fattispecie ?
martedì 21 dicembre 2021
IL FASCISMO DEGLI ANTIFASCISTI
Sono uno di quelli che il fascismo dell’antifascismo lo ha vissuto in prima persona.
Quindi so di cosa parlo, ne ho subìto l’odio direttamente e l'ho visto - anche - dipinto negli occhi accecati di chi - sotto il Comune - impedì la presentazione ai Cittadini della lista elettorale di cui ero candidato sindaco.
Ricordo il metodo violento fascista, di quei ragazzotti (ufficialmente antifascisti) che - prima di andare festosi a bere birra - si sistemavano come squadristi davanti al Comune, vietando la presentazione della lista “Uniti per Cassina”, solo perché in contrapposizione alla lista dei "democratici".
I “fascisti rossi” vietarono l’ingresso ai Cittadini, candidati alla carica di consiglieri comunali, ai segretari di partito e ai tanti ospiti (consiglieri regionali e ministri).
Ricordo il “Maggio Mafioso”, “Maggio fascista”, striscioni, fumogeni contro il diritto costituzionale di associarsi liberamente per concorrere con metodo democratico a determinare la politica di un Comune.
Gli spintoni, sputi, urla, offese per aver presentato una lista alle elezioni comunali, frutto di una coalizione locale appoggiata da partiti di centro destra.
Soprattutto, per averlo fatto - ovviamente - in contrapposizione a una lista “…democratica” agli antifascisti più congeniale.
La riflessione sul fascismo e sulla sua evoluzione storica attraversa tutta l'opera di Pasolini: il suo coraggio nella presa di posizione contro un antifascismo di maniera “…ormai fuori tempo massimo”.
Pasolini metteva in guardia da una nuova forma di fascismo, più subdola e insidiosa, intesa «come normalità, come codificazione del fondo brutalmente egoista di una società».
Ogni giorno ne abbiamo prova e - oggi - mi inserisco nella polemica in corso fra PD e ANPI locale, perché la sezione dell'Anpi "Don Andrea Gallo" di Cassina ha emesso un comunicato - a dir poco - privo di ogni logica civile e democratica.
Quando il fascismo dell’antifascismo non colpisce il loro partito (o anche solo aderenti al Partito, gli esponenti del PD sono sempre molto timidi nella difesa delle prerogative democratiche.
Questa volta che è capitato a loro, io non mi tiro indietro, sono un po’ differente e meno “paraculo” degli amici del PD.
Non entro nel merito delle logiche politico-elettorali di bassa lega, per le quali ANPI cassinese abbia scelto di prendere le distanze dal PD (sempre meno vicino alla sinistra mandelliana e al Coordinamento di sinistra) ma sicuramente l’ANPI ha scelto il terreno sbagliato per farlo, registrando il più classico scivolone degli antifascisti: usare metodi fascisti (limitando le libertà politiche).
La sezione locale di ANPI (Associazione nazionale dei partigiani italiana) ha fermamente criticato la partecipazione del leader dem Letta alla convention di Fratelli d'Italia Atreju:
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