Con la morte del Papa emerito riaffiorano alcuni ricordi, uno di circa 15 anni fa.
A seguito dell’impossibilità del Santo Padre di far visita all'ateneo La Sapienza di Roma, per la protesta di studenti accompagnati da 67 professori (circa l’1,4% del corpo docente della Sapienza) patetici e nostalgici sessantottini, dichiaratosi contrari alla partecipazione del Papa all’inaugurazione dell’anno accademico presso l’Università, mi venne spontaneo predisporre una Mozione da proporre al Consiglio (fui il primo firmatario nonché relatore)
Il testo della Mozione ”Per una laicità meno esasperata”aveva un forte messsggio e valore simbolico, tra i suoi obiettivi quello di “far pervenire al Santo Padre, il più sincero rammarico per gli episodi di intolleranza accaduti all’Università La Sapienza”.
Seppur proposta dallo scrivente consigliere democristiano di opposizione (UDC) il testo fu approvato in aula grazie all’allora Sindaco di Cassina Simona Ginzaglio, sostenuta da una variopinta coalizione di centro-sinistra, assai eterogenea e fatalmente litigiosa (che di lì a dopo sarebbe capitolata a causa dei contrasti interni per ragioni urbanistiche)
La contestazione preventiva al Papa fu certamente il punto più basso del fronte laici-cattolici, la minaccia di una clamorosa contestazione - un sit-in antipapalino - fu la manifestazione di un “Fascismo rosso” strisciante nelle scuole, al quale serviva inoltrare condanna morale.
"Non vogliamo Ratzinger nel tempio della conoscenza perché troppo reazionario” scritto dagli studenti - supportato dai 67 docenti - non piacque comunque al mondo politico.
Ad ogni modo, a seguito delle vergognose proteste, la Santa Sede decise di declinare l'invito e la solidarietà politica nazionale verso Benedetto XVI ( “…il Papa non deve entrare all'Università “La Sapienza") fu unanime
Al netto -ovviamente - di comunisti (vetero, post e neo) che rimasero isolati nel loro odio viscerale alle prese con le solite funamboliche e filosofeggianti in difesa delle contestazioni.
nella nostra piccola Cassina furono 3 ad astenersi dal votare favorevole alla Mozione, di votare favorevole all’espressione di solidarietà nei confronti del Papa e della netta condanna nei confronti di fascisti rossi e della vigliaccata senza rispetto di una guida spirituale, di un capo di Stato.
Peraltro tre assessori.
La verità, è che c’era poco da filosofare e chi fu (ed è ancora, forse) disposto a tollerare le preclusioni al confronto avvenute all’Università, si rende (come si rese allora) incoerente difronte alle giuste condanne nei confronti degli studenti fascisti, che nel 23/24 impedirono di parlare a due storici fiorentini del calibro di Salvemini e Calamandrei.
Oggi ricordo con orgoglio quella “…solidarietà forte e convinta a Benedetto XVI, perché nessuna voce deve tacere nel nostro Paese, a maggior ragione quella del Papa”.
Ricordo con piacere la compattezza della politica nazionale, di quasi tutto l’arco costituzionale, le parole dell’allora Presidente della Repubblica Napolitano (“esprimo viva condanna per inammissibili manifestazioni di intolleranza e preannunci offensivi che hanno determinato un clima incompatibile con le ragioni di un libero e sereno confronto”)
Un post
_AM_
1 commento:
Solo 2 parole, pezzenti democratici
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