venerdì 24 ottobre 2025

MARTESANA, ATTENZIONE ALLA POLPETTA AVVELENATA DEL COMUNE DI MILANO

Questo scritto vuole essere uno stimolo alla riflessione, come sempre, con la stima e il rispetto che nutro verso i Sindaci dei Comuni coinvolti, due dei quali conosco personalmente e con cui intrattengo rapporti cordiali.

Come sanno i lettori del blog, le riflessioni politiche devono servire da sprone per fare meglio, per prestare maggiore attenzione e per evitare errori che potrebbero pesare sul futuro del nostro territorio.


Come riportato da un importante mezzo di informazione locale, la zona della Martesana è stata recentemente interessata da una novità che merita attenzione, poiché le sue potenziali ripercussioni sociali rischiano di non avere effetti positivi sull’ambito territoriale.


Il Comune di Milano ha infatti condotto un censimento dei propri immobili e delle aree di sua proprietà situate nei Comuni di Cologno Monzese, Gessate e Gorgonzola, in prossimità dei prolungamenti verso est della Linea Metropolitana 2.

Il censimento ha individuato diverse aree residuali — spesso derivate dalla realizzazione dell’infrastruttura metropolitana — come i parcheggi nei pressi delle stazioni di Cologno Nord e Cologno Centro, oltre a terreni presenti nei territori di Gorgonzola e Gessate.


Da qui è nato un confronto tra amministrazioni, con l’istituzione di un Tavolo di Coordinamento Intercomunale, finalizzato allo sviluppo di un progetto apparentemente nobile, denominato “Sistema Abitare – Aree esterne Milano direttrice est”.


Ma attenzione: dietro la legittima volontà del Comune di Milano di riordinare e valorizzare il proprio patrimonio immobiliare situato fuori dai confini cittadini, si cela il rischio che la Martesana diventi un laboratorio di “esternalizzazione” della funzione residenziale popolare del capoluogo.

In altre parole, Milano potrebbe trasferire fuori dai propri confini quella parte di edilizia abitativa che oggi caratterizza alcune sue periferie, con tutte le criticità sociali e urbanistiche che conosciamo.


Non basta firmare protocolli “in un’ottica integrata metropolitana e di rigenerazione locale”: occorre monitorare con attenzione le reali finalità del progetto milanese, valutando con rigore la sostenibilità di ogni nuovo carico urbanistico e la qualità dell’“abitare” nella Martesana.


Servono progetti che valorizzino la qualità dei servizi, gli spazi di relazione, la cultura, lo sport, la sicurezza.

L’abitare di qualità non può e non deve peggiorare per effetto di decisioni prese altrove.


Trattare un tema sensibile come quello della casa in chiave “integrata” con il Comune di Milano non rappresenta necessariamente un’opportunità per i Comuni della Martesana.

L’idea di creare una sorta di enclave dei sobborghi milanesi, con un’offerta di edilizia popolare, non affascina e non risolve il problema della casa di qualità.


I Comuni sono — e devono restare — i pilastri delle politiche abitative di ambito.

La co-progettazione con Milano, su aree di sua proprietà, suscita preoccupazione alla luce della visione che la città ha spesso dimostrato di avere nei confronti delle proprie periferie: zone abitate ma non realmente servite.


La questione è rilevante, e la politica locale ha il dovere di monitorare attentamente, prima che il territorio della Martesana rischi di diventare un’estensione delle periferie più delicate del capoluogo.


Sarebbe, appunto, una polpetta avvelenata impastata dal Comune di Milano — e destinata alla Martesana.


_AM_

martedì 14 ottobre 2025

POZZO, CANTIERE MENSA: NON C'E' FINE AL PEGGIO

Pensavamo di aver raggiunto il fondo, ma evidentemente non era così.


La vicenda si arricchisce di nuovi, imbarazzanti capitoli


Tutto ciò si innesta su una storia, imbarazzante, di cui ho già scritto dalle pagine di questo blog (e non solo) e che ricordo in poche righe iniziali.


In data 22 febbraio 2024, la società BDM Group S.r.l. ha comunicato al Comune di Pozzo d’Adda il rinvenimento di materiali contaminati durante le fasi di scavo del cantiere della mensa, nel “campione superficiale” analizzato.


Una notizia allarmante, che avrebbe dovuto far scattare immediatamente le verifiche tecniche e l’individuazione delle responsabilità progettuali.


Eppure, la gravità della situazione non è mai stata adeguatamente rappresentata ai cittadini, poche parole da parte degli eletti, interessati alle passerelle e panzerotti.

Nessuno ha voluto rispondere sui deficit gravissimi del progetto preliminare, sui mancati campionamenti (necessari) alla caratterizzazione delle terre da scavare: un’omissione incomprensibile e ingiustificabile.

Il progetto preliminare, per legge, deve contenere:


“gli studi necessari per un’adeguata conoscenza del contesto in cui è inserita l’opera, corredati anche da dati idrologici e ambientali, atti a pervenire a una completa caratterizzazione del territorio e delle aree impegnate.”
(art. 15, comma 3 del Codice dei Contratti)


Eppure, nel caso di Pozzo d’Adda, tali analisi non risultano eseguite in fase di progettazione, né risulta agli atti una motivata deroga del RUP (e sarebbe stata ingiustificata)


Ovviamente non è questa la sede per ripercorrere, nel dettaglio, la lunga e squallida vicenda della terra contaminata e dei numerosi errori registrati (a cui nessuno ha mai dato risposta).

Su questo tema, sono già stati pubblicati diversi approfondimenti sul blog e nelle sedi opportune.

Abbiamo una minoranza consiliare utile a fare da ufficio stampa del Sindaco, una sorta di claque che il primo cittadino utilizza all'occorrenza. 


Fatta questa premessa, arriviamo al punto del giorno....il recesso dal contratto con BDM Group


Con determinazione n. 316 dell’11/09/2025, il Comune di Pozzo d’Adda ha esercitato, ai sensi dell’art. 109 del D.Lgs. 50/2016, il diritto di recesso dal contratto sottoscritto il 23/11/2023 (Repertorio n. 239/2023) con la ditta BDM Group S.r.l., relativo ai lavori denominati:


“Scuola Primaria I.C. Le Ali della Libertà di Pozzo d’Adda – Primo lotto funzionale – lavori di ampliamento per la realizzazione di mensa scolastica”
CUP G85E22000090006 – CIG 9891641860 – PNRR Missione 4, Componente 1, Investimento 1.2.


A seguito del recesso, avvenuto lentamente, si è reso necessario procedere alla rimozione della recinzione di cantiere e alla sua sostituzione con una nuova delimitazione provvisoria, idonea a garantire la sicurezza delle aree pubbliche limitrofe (via dell’Unione, polo scolastico, parcheggio e strada campestre).



Ed ecco che con determinazione n. 348 del 09/10/2025, il Comune ha affidato alla ditta FV Costruzioni S.r.l. i lavori di rimozione e nuova installazione della recinzione, per un importo complessivo di €17.552,40 IVA inclusa.


Ed ecco l'ennesimo errore: la spesa è stata imputata ai fondi PNRR, ovvero al capitolo di spesa 6901 – Fondi PNRR M4C1 Inv. 1.2 – CUP G85E22000090006.


Un atto totalmente improprio sotto il profilo contabile e procedurale, poiché:

  • l’intervento non rientra nel progetto PNRR finanziato;

  • è successivo al recesso dell’appaltatore principale;

  • e si tratta di un’operazione di sicurezza temporanea, non di realizzazione o completamento dell’opera.


Alla luce di ciò, il Comune ha dovuto revocare la determina appena un giorno dopo la sua approvazione.


Indice dello stato confusionale di un Comune e dell’approssimazione con cui è stata gestita l’intera operazione.

SO RAGAZZI...avrebbe detto un personaggio televisivo.

Ma non finisce qui: l’affidamento è avvenuto alla stessa ditta che aveva già operato nel cantiere, quando l’attuale RUP ricopriva lo stesso ruolo.

Un ulteriore vulnus procedurale, poiché non è ammesso affidare incarichi a soggetti collegati all’impresa receduta.


Ma è il tentativo, peraltro maldestro, di imputare spese improprie ai fondi PNRR per coprire errori passati di cui lo Stato non vuole saperne, rappresenta l’ennesima prova di una gestione priva di consapevolezza e responsabilità.


Perché se il progetto preliminare non ha nemmeno previsto l’analisi delle terre da scavare, come si può pensare di finanziare i maggiori costi derivanti da quell’errore con i fondi PNRR, destinati esclusivamente a interventi coerenti, controllabili e validati dallo Stato?

È un’operazione amministrativamente insostenibile e politicamente inaccettabile.

Ma politicamente, abbiamo l'Ufficio stampa del Sindaco in minoranza a dormire sereni

Alla fine, il Comune ha dovuto annullare la determina n. 348/2025, svincolare l’impegno di spesa e rifinanziare l’intervento con fondi propri di bilancio.

Un clamoroso passo falso che getta un’ombra pesantissima sulla capacità amministrativa dell’Ente e sulla credibilità della gestione PNRR.

sabato 27 settembre 2025

QUEL CORTO CIRCUITO CHE FA MALE ALLA DEMOCRAZIA

 #PozzodAdda


Il ruolo delle opposizioni nei piccoli comuni è molto importante, anzi svolgono una funzione fondamentale.


Troppo spesso sottovalutata o esercitata con scarsa intensità. 


Nei piccoli comuni, dove l’impegno politico è (quasi) sempre gratuito, l’attività di minoranza nasce dalla passione civile e dal desiderio di contribuire al bene collettivo.


Questo dovrebbe essere, ma potrei evidenziare innumerevoli, piccoli e squallidi interessi di bottega - che nella maggioranza dei Comuni - invogliano Cittadini ad interessarsi della cosa pubblica. 


Talvolta solo per una gratifica personale, per andare al campo di calcio o alle feste del paese con la “medaglia sul petto”.


Altri si illudono di avere maggiore considerazione sociale, altri sono convinti che - la veste di consigliere comunale - rende maggiore credibilità ai tavoli politici.


Sono illusioni. 


A Pozzo – nel caso specifico – questa passione sembra assente. 


Al suo posto vi è una presenza discontinua, silente, una sorta di testimonianza di sopravvivenza politica: “scriviamo qualcosa per far vedere che ci siamo” che vuole giustificare la presenza.


E, troppo spesso, gli argomenti scelti sono semplicemente quelli che nel mese hanno riscosso più consensi sui social network.


Il tema che ho ciclicamente affrontato nei miei (quasi) 30 anni di Pubblica Amministrazione è “Politica di testimonianza o politica di proposta?”.


Ne ho parlato molto della questione e uno come me - che ha dato dimissioni da ruoli consiliari per offrire ad altri occasione di vivere esperienza di crescita amministrativa - ha dimostrato che la vera POLITICA si può fare anche esternamente da organismi trasformati in INUTILI PARLATOI.


La politica – come sosteneva Aristotele – è il mezzo più alto per far comprendere all’uomo chi egli è e quali siano le proprie capacità: 

“Per vivere da soli si deve essere una bestia, o un dio o un filosofo, ma l’uomo è tutt’altro, egli è per natura un animale politico”. 


La politica, allora, è una dimensione costitutiva dell’essere umano, gli appartiene quindi in maniera totale e solo attraverso tale dimensione, l’uomo scopre il valore del bene comune. 


Altro che “abbiamo fatto 2/3 domandine in consiglio comunale”, una noia mortale.


La politica locale non può limitarsi a intercettare i sentimenti sociali già emersi su Facebook: deve avere la capacità di suscitarli, di interpretarli e orientarli. 


Chi fa politica deve orientare. Ecco.


La minoranza che si riduce a presentare in consiglio comunale due o tre domande (magari già concordate in conferenza capigruppo con il sindaco, per orchestrare una sceneggiata fra risatine e strozzate d’occhio) non esercita realmente il proprio ruolo. 


Al contrario, si limita a certificare la propria esistenza politica attraverso una forma di populismo sterile.


Il compito vero della minoranza è la critica, non sempre negativa, per costruire “contesti favorevoli e soluzioni” non soltanto reagire agli umori del momento. 


Quello è populismo.


Individuare i problemi reali della comunità, proporre soluzioni concrete, capaci di inserirsi in una visione alternativa e credibile di gestione del comune.


Soprattutto, la minoranza deve cominciare a fare qualcosa che non ha mai fatto in questa legislatura: STIMOLARE il dibattito pubblico, andando oltre il consenso facile e immediato dei social.


Solo così l’opposizione può svolgere fino in fondo la propria missione: non semplice testimonianza, ma vera forza di controllo e, al tempo stesso, di proposta politica.


La prima di avere una minoranza consiliare devi avere consiglieri comunali preparati, consapevoli e che abbiano un briciolo di passione.


A Pozzo siamo lontani anni luce da quel virtuosismo 


_AM_


domenica 31 agosto 2025

POZZO, I GENITORI ASPETTANO LE RISPOSTE SULLA SCUOLA


Ricorderete tutti la bufera dei mesi scorsi, scatenata da un gruppo di genitori stanchi delle condizioni imbarazzanti della struttura scolastica: le ali (“spezzate”) della libertà.


Con il loro attivismo, ben coordinato, sono riusciti a ottenere un sopralluogo ispettivo da parte di ATS: un ottimo risultato raggiunto grazie a una splendida “operazione sincronizzata” dei genitori.


Hanno ottenuto più i genitori che i consiglieri comunali, i quali – come statue di marmo – occupano ruoli senza esercitare alcuna funzione di controllo e rappresentanza. Deludenti nella loro inutilità amministrativa.


Sempre più difficile riconoscermi e sentirmi rappresentato da questo “consorzio da bar dello sport” (alias Consiglio comunale). Con tutto il rispetto per i bar, che restano magnifici luoghi di indispensabile socialità in ogni micro comunità.


I rilievi di ATS (“grave stato di degrado igienico-sanitario”) hanno messo in luce il vero deficit rappresentativo dei nostri amministratori comunali.

I genitori – stanchi dell’inerzia di chi è stato chiamato a ruoli di rappresentanza e controllo – hanno scelto di bypassare e agire in autonomia.


Il fallimento della politica locale (la “p” volutamente minuscola) è di proporzioni inaudite: il punto più basso e umiliante che possano vivere gli eletti, ormai sfiduciati dal corpo sociale.


Dopo quell’ennesimo tentativo, ho sperato che il “defibrillatore sociale” rianimasse le forze consiliari. 

Invece l’approccio “da bar” – tra risatine e strizzate d’occhio – è addirittura peggiorato.


Lo sgomento collettivo riguarda le gravi responsabilità politiche di una classe dirigente locale incapace, da un lato, di comprendere la gravità del problema del degrado scolastico e, dall’altro, di assumere e svolgere un serio ruolo di controllo.


Il post del 28/03 (tre giorni dopo il sopralluogo – link) e quelli successivi hanno evidenziato l’importanza dell’attivismo sociale, oggi non rappresentato da una politica locale impegnata nelle solite chiacchiere (“ci siamo visti e ne abbiamo parlato”), dopo anni di progressivo degrado igienico-sanitario delle scuole (cit. ATS).


Le prescrizioni di ATS

La gravità della situazione ha spinto l’Ufficio di Igiene di ATS Città Metropolitana di Milano a ordinare al Comune, con comunicazione del 07/04/2025, interventi da eseguire entro 30 giorni (salvo differimento con cronoprogramma).


Elenco sintetico:


  1. Pulizia completa (eliminazione ragnatele e polvere in impianto sportivo).
  2. Riparazione pavimentazione palestra.
  3. Integrazione battiscopa mancanti.
  4. Ripristino pareti (scrostature e crepe).
  5. Eliminazione muffa con misure preventive.
  6. Ripristino vano tecnico (accessibile, senza nastri).
  7. Uscite di emergenza libere.
  8. Messa in sicurezza pannelli pericolanti (GS14 e GS14).
  9. Riparazioni varie nei locali GS indicati.
  10. Liberare i locali dal materiale accumulato.
  11. Mettere in sicurezza le finestre.
  12. Suddivisione spogliatoi e bagni per sesso.
  13. Installazione porta-rotoli, rifornimento dispenser e asciugamani.
  14. Definire destinazione d’uso locale “fisioterapia”.
  15. Riposizionamento estintore mancante.
  16. Documentazione tecnica completa (impianti, sanificazione, Legionella, planimetrie, emergenza, ecc.).


Le richieste di ATS hanno evidenziato un degrado senza giustificazioni. 

Chiunque abbia letto quella relazione ha capito quanto importante sia stato l’intervento dei genitori per colmare carenze gestionali e negligenze amministrative, che si trascinano da anni (non solo in questa legislatura).


Da allora, silenzio totale: le minoranze continuano a disertare e tradire il ruolo a cui sono chiamate. 


Eppure i genitori hanno diritto di sapere se la documentazione richiesta da ATS sia stata prodotta nei termini e se gli interventi prescritti siano stati realizzati, e in quale misura.



Il nodo politico


Quando si parla di “verifica della correttezza e della legittimità degli atti della Giunta e del Sindaco”, si intende che il Consiglio comunale – e quindi anche i consiglieri di minoranza – ha il compito di:


  • controllare che gli atti rispettino la legge (legittimità),
  • e che siano coerenti con gli indirizzi politici stabiliti dal Consiglio stesso (correttezza).


Un esempio concreto è proprio la vigilanza sull’attuazione delle prescrizioni ATS riguardo alle scuole: compito istituzionale dei consiglieri, sia di maggioranza sia di opposizione. 

Non dei genitori, che ringrazio per sopperire alle evidenti carenze gestionali


Altro che “quattro amici al bar” che ridacchiano: il controllo politico-amministrativo interno deve essere esercitato fino in fondo, senza lasciare vuoti che la società civile è costretta a colmare.


Il Sindaco e la Giunta hanno il dovere di garantire l’adempimento delle prescrizioni ATS. 

Il Consiglio comunale (soprattutto la minoranza) ha il dovere di vigilare, sollevando il tema in aula.

I genitori non dovrebbero sostituirsi ai consiglieri eletti, chiamati a rappresentare interessi diffusi e non la loro inerzia.


Sì, buonanotte.


mercoledì 6 agosto 2025

POZZO, SUPPORTO PER LO IUS SANGUINIS

L’art. 1 della legge n. 91/92 stabilisce che è cittadino per nascita il figlio di padre o madre cittadini. Viene, quindi, confermato il principio dello ius sanguinis, già presente nella previgente legislazione, come principio cardine per l’acquisto della cittadinanza mentre lo ius soli resta un’ipotesi eccezionale e residuale.

Nel dichiarare esplicitamente che anche la madre trasmette la cittadinanza, l’articolo recepisce in pieno il principio di parità tra uomo e donna per quanto attiene alla trasmissione dello status civitatis.

Relativamente alle modalità del procedimento di riconoscimento del possesso iure sanguinis della cittadinanza italiana, le stesse sono state puntualmente formalizzate nella circolare n. K.28.1 dell’8 aprile 1991 del Ministero dell’Interno.

L’autorità competente ad effettuare l’accertamento è determinata in base al luogo di residenza: per i residenti all’estero è l’Ufficio consolare territorialmente competente.

La procedura per il riconoscimento si sviluppa nei passaggi di seguito indicati:

  • accertare che la discendenza abbia inizio da un avo dante causa, secondo quanto stabilito dalla Circolare K.28.1 sopracitata;
  • accertare che l’avo cittadino italiano abbia mantenuto la cittadinanza sino alla nascita del discendente. La mancata naturalizzazione o la data di un’eventuale naturalizzazione dell’avo deve essere comprovata mediante attestazione rilasciata dalla competente Autorità straniera;
  • comprovare la discendenza dall’avo italiano mediante gli atti di stato civile di nascita e di matrimonio; atti che devono essere in regola con la legalizzazione, se richiesta, e muniti di traduzione ufficiale. A tal proposito è opportuno ricordare che la trasmissione della cittadinanza italiana può avvenire anche per via materna solo per i figli nati dopo il 01.01.1948, data di entrata in vigore della Costituzione;
  • attestare che né l’istante né gli ascendenti hanno mai rinunciato alla cittadinanza italiana interrompendo la catena di trasmissione della cittadinanza, mediante appositi certificati rilasciati dalle competenti Autorità diplomatico consolari italiane.

Il richiedente ha l’onere di presentare l’istanza corredata dalla prescritta documentazione, regolare e completa, volta a dimostrare gli aspetti sopra elencati.

Dal Comune fanno sapere che "...è pervenuto all’Ufficio Servizi Demografici un numero di pratiche di riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis tale da non consentirne l’evasione nei tempi previsti dalla normativa vigente o, in alternativa, il regolare svolgimento dell’attività ordinaria e pertanto la Giunta comunale ha valutato l'opportunità di supportare l’Ufficio Servizi Demografici affidando all’esterno la gestione delle suddette pratiche per il periodo settembre-dicembre 2025.

Per questo servizio di gestione delle pratiche di riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis per il periodo settembre-dicembre 2025 sono state impegnati 8.052,00 € (a favore di una Società privata)


_AM_







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